Musica

Suu: il cantautorato catalano è giovane

Giovane e carica di energia, a tu per tu con una delle nuove promesse del panorama musicale catalano

07 giugno 2019di C.C.

Nella settimana del Primavera Sound non siamo andati solo ai concerti al Parc del Fòrum (come potete leggere qui), ma ne abbiamo approfittato anche per incontrare una delle giovani promesse della scena cantautorale catalana. 
Si fa chiamare Suu, il suo vero nome è Susana, sui social la trovate come @tontaca13, non ha neanche vent’anni e grazie alle canzoni che pubblicava online, lo scorso anno è uscito il suo primo disco “Natural” e non si ferma un attimo tra concerti in giro per tutta la Spagna. 
Sì, perché non canta solo in catalano, ma anche in spagnolo e il suo seguito parla diverse lingue… chissà, magari ci sarà anche qualche italiano in più dopo aver letto questa intervista.

Quando è iniziata la tua relazione con la musica? Quando hai deciso che questo sarebbe diventato il tuo lavoro?
Ancora credo di non averlo deciso veramente, eh! Al momento sto camminando su una corda e sto cercando di mantenermi in equilibrio: da sempre sono stata la ragazza che, quando ci incontravamo tra amici, portava la chitarra per suonare e cantare. Da lì ho iniziato a caricare quelle canzoni su internet e le cose hanno iniziato a farsi più serie, però ancora non l’ho deciso davvero. Tutto quello che mi è successo dagli inizi a oggi è una fortuna immensa, però ancora non è deciso, ecco. 

Per non aver ancora deciso al 100% hai però un bagaglio di esperienze dal vivo di tutto rispetto e, soprattutto, hai un nutrito gruppo di fan che ti seguono ovunque e che continuano a crescere, non solo sui tuoi canali social: come hai costruito la tua relazione così forte con loro?

È molto complicato: mi seguono persone da diversi Paesi e quindi ovviamente ai miei concerti non vengono 65mila persone (speriamo, un giorno!)… riempire una sala ancora è difficile perché comunque sia per la gente non è così scontato comprare un biglietto per andare a vedere un concerto! Soprattutto in Catalunya sono abituati ad andare gratis ai concerti, qui funziona così, però piano piano sono riuscita a costruirmi una “famiglia” di persone che mi segue in giro. All’inizio ho suonato tantissimo, appena uscito il disco, nelle case popolari, anche solo chitarra e voce… facendo così ho costruito “le basi” di questo gruppo di persone che mi segue ai concerti! Ha sempre un forte forte impatto avere di fronte qualcuno che canta le canzoni che tu hai scritto in casa, è una sensazione molto difficile da spiegare, ma comunque super super super forte! 

Le canzoni che scrivi a casa tua come nascono? Prima la musica e poi le parole o al contrario? 
Di solito scrivo prima le parole… però dipende. A volte se ho la chitarra a portata di mano esce fuori anche la melodia e le scrivo insieme però generalmente scrivo a proposito di quello che mi succede, non c’è un momento preciso in cui arriva l’ispirazione. Ho sempre un quadernino e una penna con me e se non dovessi averli a portata utilizzo il cellulare… la mia memoria è piena di note audio e note con spunti per nuove canzoni! L’ispirazione non la controllo: non ho dei momenti in cui mi siedo e cerco di far uscire fuori idee e melodie “a tavolino”. 

Come vivi l’idea del femminismo e quali sono le difficoltà come artista che hai incontrato sul tuo percorso in quanto artista donna?
Il fatto che si parli della parità nel mondo musicale (ma non solo, ovviamente) è super positivo ovviamente, così come è fantastico che i festival la tengano in conto, però sempre insieme alla qualità del progetto artistico. È fantastico che ti facciano suonare essendo una donna, ma è fondamentale che non ti facciano suonare perché sei una donna: c’è anche questo tipo di discriminazione. L’anno scorso, quando ho iniziato ad andare più in giro a fare concerti mi è capitato di suonare in situazioni dove non mi conoscevano minimamente e mi era chiarissimo che stessi suonando là solo e soltanto perché sono una donna. È orribile, è ugualmente maschilismo ed è una discriminazione ancor peggiore perché più sottile: c’è un mondo intero di donne che valgono la pena, sono là e non c’è poi nemmeno così tanto da cercare. Il tema della parità è fondamentale, l’unica soluzione è continuare a parlarne e a farne parlare perché sicuramente non dobbiamo nasconderci dietro a un dito, però non dobbiamo nemmeno cadere nelle trappole di chi contratta artiste senza neanche sapere bene chi siano perché mancano le quote rosa nel cartellone, ecco. Il cartellone del Primavera Sound di quest’anno è incredibile e dimostra proprio quello che stavo dicendo: qualcosa sta cambiando, per fortuna, e c’è qualcuno che sta mostrando la via, facendo scelte consapevoli del talento e del valore artistico delle offerte femminili sul mercato.

Quale consiglio ti sentiresti di dare a chi sta iniziando a muovere i primi passi nel mondo della musica? 
Non c’è una formula magica per riuscire a emergere: i consigli che mi sento di dare sono di essere costanti, di fare quello che ti piace fare con tutte le tue energie… e andare dritti per la propria strada, non c’è molto altro da dover fare.  Se fai quello che ti piace alla fine verrà da sé perché continuerai a farlo tutto il giorno e non c’è nessun’altra cosa che vorresti fare, quindi… costanza, moltissima voglia di farcela e ricordarsi di divertirsi nel frattempo. 

 

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