Ambiente

Il Sogno Trasformato che rende green la città

Intervista all'assessore all'Ambiente del V Municipio di Roma Dario Pulcini sui progetti relativi alla riqualificazione delle aree verdi

02 ottobre 2020di Camilla Di Gennaro

Dario Pulcini, assessore alle politiche ambientali, parchi, interventi per il decoro e in aree di degrado nel V Municipio di Roma, ci ha raccontanto i suoi progetti per la riqualificazione delle aree esterne degli edifici scolastici, la realizzazione di orti a scopo didattico e l'ambizioso progetto del "Il Sogno Trasformato", molto più che un semplice parco.

Assessore, ci racconti in cosa consiste la riqualificazione delle aree verdi esterne alle strutture scolastiche e quali sono gli obiettivi. 

Abbiamo immaginato le aree esterne dei plessi scolastici come aree pedagogiche iniziando ad investire su questo progetto già da anni, sia per una corretta manutenzione del verde sia per favorire coltivazione di piante endemiche e da frutto a bassa manutenzione in quanto autoctone. Le piante da frutto consentono di fare percorsi didattici legati al cibo o agli insetti impollinatori e oltretutto sono piante che si spogliano di foglie e hanno quindi due funzioni: ombreggiatura nei mesi caldi e il filtraggio del sole nei mesi freddi. 

In cosa consiste il progetto di creazione di orti e serre ad uso didattico?

Sugli orti didattici abbiamo quadruplicato il numero degli edifici scolatici che hanno preso parte al progetto e vogliamo continuare a moltiplicare il numero di scuole che offre questo servizio fino a coprire tutte le strutture del territorio che sono oltre 100. Gli orti e le serre hanno la funzione di rendere più agevole l’insegnamento riguardo il funzionamento di un ecosistema che consenta anche di fare una distinzione tra le piante che sono state naturalizzate come i pomodori e melanzane, le piante aromatiche o quelle endemiche come la rucola. Abbiamo anche messo all’interno di alcune scuole delle compostiere per rieducare anche all’economia circolare, in natura infatti non esistono i rifiuti ed è anche un modo per insegnare ai bambini il valore dell’economia naturale. 

La permacultura è la parola chiave del progetto di realizzazione del parco "Il Sogno Trasformato". Che cosa significa?

La permacultura è un processo di progettazione degli insediamenti umani che sia sostenibile da un punto di vista ambientale, senza modificare il paesaggio e le forme del territorio andando a realizzare un progetto che tenga conto della qualità del terreno e della disponibilità di acqua utilizzando maggiormene tipologie di energie sostenibili e incentivando il processo di edificazione con materiali già presenti in loco: insomma è una progettazione che tiene conto del ciclo naturale. I princìpi cardine sono tre: cura della terra, cura delle persone ed equa distribuzione delle risorse. É un sistema molto complesso che parte dalla gestione del suolo e delle economie fino allo stato di salute delle persone e degli animali tenendo conto anche del benessere spirituale.

In cosa si differenzia il progetto del parco "Il Sogno Trasformato"?

L'idea è di creare un parco pubblico che sia resiliente per la comunità, dobbiamo ragionare pensando che alcune risorse potrebbero venir meno e che tutte sono limitate e quindi devono essere gestite con coscienza. Nel progetto abbiamo previsto 300 lotti di orti urbani, una food forest con alberti da frutto andando a recuperare varietà che siano immuni agli attacchi dei parassiti piantando alberi su una scala multilivello che consenta di avere alberi con chiome più alte e altre piante fino a raggiungere il livello del suolo così da ricreare un ecosistema naturale. C'è in progetto anche la creazione di un bosco urbano dove lasciare che la natura si esprima in maniera naturale ed è importantissimo per l’evoluzione del clima avere un’area dove non c’è intervento dell’uomo che ci consenta di capire l’impatto dell’evoluzione ambientale.

In che modo i cittadini prenderanno parte al progetto?

Si fa molto spesso l’errore di non considerare l’uomo come parte dell’ecosistema ma non è cosi. Gli orti urbani infatti saranno assegnati ad alcuni cittadini con bando pubblico e la food Forest sarà affidata ad una cooperativa no profit, sempre tramite bando, che venderà i prodotti del raccolto e genererà posti di lavoro consentendo di fare attività didattica con le scuole o permettendo una raccolta diretta abbassando il costo del prodotto per i cittadini. Abbiamo deciso di optare per il modello delle CSA (Community Supported Agriculture): invece di addossare all’agricoltore i rischi dell’impresa in questo caso si paga una cifra forfettaria e ogni settimana si ha diritto ad un raccolto variabile in fuzione alla stagione e questo consente all’agricoltore di avere un introito fisso che è stabilito sia dalla comunità dei soci che da chi decide di partecipare all'iniziativa. I soci lavoratori e quelli finanziatori decideranno insieme cosa produrre così da agevolare gli incassi dell'agicoltore e rispondere alle richieste dei cittadini. Non sarà coltivata solo frutta ma anche verdura: è importante ricordare che in natura non esiste la monocultura e attraverso l’approccio permaculturale si ricreerà un sistema di ricco biodiversità. L’opera completa potrebbe superare il milione di euro di investimenti per tredici ettari ma l'approccio oggi deve essere ecosistemico. Non dobbiamo intendere il parco solo come un luogo per fare sport o portare a spasso il cane ma come una porzione di spazio pubblico in cui si devono sviluppare tutte le funzioni di un ambiente naturale, includendo anche spazi per l'aggregazione sociale, per la formazione e per gli eventi culturali.

Pensa che questo progetto possa essere replicato in altri municipi o città d'Italia? 

Sicuramente. Già nella progettazione abbiamo immaginato e inserito tra i punti fondamentali quello sulla replicabilità del modello facendone un caso di successo. Anche altri municipi, come il XIII, sono interessati a questo tipo di progettualità ma è un lavoro molto lungo e complesso perché richiede una grande conoscenza del territorio e uno studio approfondito della sua storia da un punto di vista morfologico, naturale, culturale e sociale. Noi abbiamo fatto dei rilievi per capire la conformazione del suolo per poterla rispettare e utilizzarla al meglio tenendo sempre in considerazione i bisogni dei cittadini. Dobbiamo passare da un approccio meccanicista ad un approccio più realistico che è l’approccio sistemico: niente è separato e l’attenzione fondamentale va riportata sui processi. I soggetti che fanno parte di una comunità devono avere come obiettivo il rispetto per la natura e andare verso una visione sistemica che ci permetta di migliorare la nostra qualità di vita tornando a rispettare l'ambiente. 

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