Buco dell'Ozono in Antartide, perché si è chiuso
La World Meteorological Organization annuncia che il buco dell’ozono sull’Antartide si è chiuso, dopo l’apertura nel 2020 e che nei mesi successivi aveva raggiunto misure da record
La World Meteorological Organization dona un po’ di speranza all’anno nuovo con una fantastica notizia: il buco dell’ozono sull’Antartide si è finalmente chiuso. Nei mesi precedenti le sue dimensioni anomale avevano preoccupato gli scienziati: da agosto aveva iniziato a crescere a dismisura fino a settembre, quando raggiunse la dimensione record di 24,8 milioni di chilometri quadrati. Due giorni prima della fine dell’anno, viene annunciata così la chiusura di quello che è il buco nell’ozono più duraturo di sempre ed uno tra i più grandi e profondi mai registrati dal 1985 (anno di inizio dei monitoraggi).
Ciclo naturale
Benché possa sembrare una buona notizia, va precisato il fatto che questo evento si presenta a interventi regolari. Infatti, il buco nell’ozono si riapre quasi ogni anno tra il mese di agosto e dicembre, a causa di agenti naturali oppure causati dall’uomo, come l’inquinamento. “Le ultime due stagioni di buchi dell’ozono hanno dimostrato la variabilità anno su anno di queste brecce e migliorato la nostra comprensione dei fattori responsabili di queste formazioni, della loro estensione e della loro pericolosità” afferma la WMO. L’assottigliamento dello strato di ozono è legato anche alla temperatura della stratosfera. La distribuzione dell’ozono è capitanata principalmente da nubi stratosferiche polari, le quali non riescono a formarsi quando le temperature superano i -78° C.
I fattori
Un grande contributo alla chiusura della breccia lo svolge un vortice polare molto forte, il quale ha portato ad una crescente diminuzione delle temperature tra i 10 e i 50 chilometri di altitudine (dove risiede lo stato di ozono), prevenendo così l’arrivo d’aria ricca di ozono che ha permesso la chiusura del buco. Anche l’uomo ha contribuito alla realizzazione di questa impresa. Il protocollo di Montreal del 1987 regolamenta l’utilizzo di 100 sostanze che nel corso del tempo si sono rivelate benefiche per quanto riguarda la graduale ripresa dello strato di ozono che protegge la terra. Nonostante i riscontri positivi, le statistiche riportano che entro al 2050 la situazione dell’atmosfera ritornerà a essere uguale a quella precedente al 1980. Proprio per questo motivo, la WMO ha chiesto sostegno ancora una volta ai Paesi del mondo per prevenire questa catastrofe, precisando che “abbiamo bisogno di continue azioni internazionali per rinforzare il Protocollo di Montreal, perché ci sono ancora molte sostanze nocive per l’ozono nell’atmosfera”.