Ambiente

Everest, è emergenza rifiuti: nasce il più alto museo del mondo

Il Monte Everest è conosciuto come la “discarica di rifiuti più alta nel mondo”. Il Sagarmatha Next Center ha voluto dare l’occasione all’umanità di riscattarsi nei confronti dell’ambiente

02 marzo 2021di Elisa Simeone

Ogni anno circa 600 persone provano a compiere una missione difficile: scalare il Monte Everest. Purtroppo pochi rispettano l’ambiente durante il percorso. Bombole di ossigeno vuote, pezzi di tende da campeggio, funi, bottiglie di plastica, scale, lattine di alluminio sono solo alcuni dei rifiuti che ormai sono stati abbandonati sui pendii nevosi del monte più alto al mondo. Il danno è enorme. Solo nel 2017 sono stati accumulati 2,5 tonnellate di spazzatura e 1,5 di rifiuti umani. Così i tentativi di pulizia sono inutili, in quanto il carico di immondizia è troppo elevato. Ma c'è un'idea innovativa che potrebbe fare la differenza, aiutare il nostro pianeta, sensibilizzando molti turisti, dai più giovani fino ai più anziani. Infatti i rifiuti raccolti sul Monte Everest saranno trasformati in vere e proprie opere d’arte ed esposte in una galleria, posizionata a 3780 metri sopra il livello del mare.

L'attuale gestione dei rifiuti

Attualmente per raccogliere i rifiuti si ha bisogno di squadre composte da esperti scalatori, che sono state create con l’obiettivo di ripulire la montagna. In seguito i rifiuti vengono portati giù a valle, attraverso diversi sentieri, dove vengono gestiti dal “Comitato per il controllo dell’inquinamento di Sagarmatha”. Infine, vengono bruciati in fosse aperte. Questa non può essere una soluzione permanente, in quanto si va a danneggiare ulteriormente l’intero ecosistema circostante, aumentandone l'inquinamento.

Il Sagarmatha Next

Il Sagarmatha Next è un’associazione che opera nella regione del Monte Everest per far sì che questo luogo possa diventare più “green” e meno inquinato. Il nome dell’azienda deriva dal nome nepalese della montagna più alta al mondo: Sagarmāthā. Dalle pagine social dell’associazione, si può facilmente comprendere l’obiettivo che questa si propone: superare i problemi legati alla gestione dei rifiuti, ricorrendo all’innovazione. Quindi promuove un turismo sostenibile con un nuovo approccio. Quale? L’arte. Le opere d’arte, per lo più realizzate con la plastica, saranno esposte nel Sagarmatha Next Center, che si trova sul sentiero principale per il campo base dell’Everest, in modo da aumentare la consapevolezza dei visitatori. Un'altra opzione sarà quella di venderle come souvenir per usare il ricavato nella conservazione della regione. Le prime visite saranno effettuabili dalla primavera 2021, anche se i biglietti dovranno essere limitati causa Covid-19 e dovranno essere rispettate tutte le norme anti-contagio.

Gli obiettivi del progetto

"Vogliamo mostrare come è possibile trasformare i rifiuti solidi in preziose opere d'arte … e generare occupazione e reddito", ha dichiarato Tommy Gustafsson, direttore del progetto e co-fondatore di Sagarmatha Next Center, "Speriamo di cambiare la percezione delle persone sulla spazzatura e di gestirla". In un mondo dove essere “eco-friendly” è troppo faticoso, bisogna trovare metodi innovativi e creativi per salvare il nostro pianeta. Con questo programma il Sagarmatha Next vuole sensibilizzare le persone del posto e non solo, per far capire cosa sta succedendo e fornire una soluzione.

Chi sarà coinvolto nel programma?

In questo progetto sostenibile saranno coinvolti molti artisti locali, in modo da creare un ritorno economico da investire in loco. Nella seconda parte del progetto, chiamata “Carry me back”, saranno di grande aiuto gli alpinisti e i visitatori. Una volta raccolti i rifiuti, agli alpinisti sarà richiesto di portare un piccolo sacco di spazzatura all’aeroporto di Lukla. Loro stessi potranno scegliere se aderire o meno, in caso accettino porteranno un pacco che peserà tra 0,5 kg e 1 kg riempito di rifiuti in plastica e pezzi di metallo. Da qui la spazzatura verrà gestita e separata da un gruppo ambientalista locale, il Comitato per il controllo dell’inquinamento di Sagarmatha, per poi essere trasportata in aereo a Kathmandu.

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