Van Gogh, a 168 anni dalla nascita la profezia è compita: "Dipingo per il futuro"
Incompreso in vita, il grande pittore olandese sapeva di dipingere per i posteri. Lo celebriamo nel giorno dell'anniversario della sua nascita
Oggi 30 marzo si celebra l’anniversario della nascita del pittore impressionista Vincent van Gogh. La sua figura rappresenta lo scontro tra l’individuo e la società del suo tempo, che lo considerava un pazzo e un ribelle; ma non è forse proprio la società ad averlo reso pazzo, a causa degli innumerevoli rifiuti e il completo disinteresse alla sua arte? Non è forse la società, con tutta quella rabbia che gli gettava contro ad aver causato la sua morte,che fosse un suicidio o meno? Ma van Gogh stesso diceva “Verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che i miei quadri valgono più del valore dei colori usati nel quadro”. Quel giorno è arrivato e ora è uno dei pittori più noti in tutto il mondo. L’innovazione e la modernità che ritroviamo nei sui quadri ci fanno capire che lui dipingeva per noi, per il futuro.
La vita
Vincent van Gogh nasce il 30 marzo 1853. Da ragazzo decide di seguire le orme del padre e di intraprendere una carriera di predicatore e di missionario ma incontra moltissimi ostacoli. Nel 1879 comincia a disegnare, inizialmente ricopiando le opere di altri pittori e solo tre anni dopo, in seguito a degli studi di figure, decide di cominciare a pitturare. Nel dicembre del 1883 si trasferisce a sud dei Paesi Bassi, a Nuenen, dove realizza quasi duecento quadri e numerosissimi disegni, che fanno parte della sua produzione del periodo olandese, che hanno come protagonisti tessitori, contadini e il villaggio di Nuenen. Nel 1885 riconosce in Rembrandt un ideale e un modello e si trasferisce ad Anversa per seguire i corsi dell’Accademia. Appena un anno dopo parte per Parigi e va ad abitare nell’appartamento del fratello Theo. Qui conosce moltissimi artisti più giovani di lui ma con il suo stesso desiderio di innovazione, tra cui Monet, Renoir e Degas. È proprio in quest’anno che incontra anche Paul Gauguin. Nel febbraio del 1888, desideroso di dipingere una nuova luce nei suoi quadri, si trasferisce ad Arles, nel sud della Francia, dove realizza più di trecento opere, tra cui alcune molto note come La camera di Vincent, Notte stellata sul Rodano e tutta la serie di Girasoli. Van Gogh invita Gauguin a vivere con lui ad Arles nella Casa gialla ma le loro idee contrastati causano forti discussioni. Nel 1889 Gauguin parte e Van Gogh entra volontariamente in un ospedale psichiatrico non distante da Arles, dove dipinse oltre cento quadri, tra cui la Notte stellata e numerosissimi ritratti. Solo un anno dopo lascia definitivamente l’ospedale e si stabilisce in un villaggio fuori Parigi, dove un medico, amico di Theo, si prende cura di lui. Il 27 luglio 1890 viene colpito da un proiettile allo stomaco, non si è certi se sparato da lui stesso o da altri, e muore due giorni dopo, accanto a suo fratello.
Van Gogh e Gauguin
Il difficile ma forte rapporto che si crea nel tempo tra van Gogh e Gauguin si può raffigurare proprio con due quadri di van Gogh: La sedia di Vincent è una sedia molto semplice, ritratta in una luce mattutina, con delle cipolle sullo sfondo, mentre quella che dipinge per Gauguin è di un legno pregiato e ben curato, con una luce notturna e con sopra una candela e un paio di libri. Le loro idee contrastanti sul significato della pittura, per van Gogh una missione e per Gauguin un mezzo per fuggire dalla realtà, li portarono a scontri continui, nonostante la stima che hanno l’uno per l’altro. La convivenza tra i due ad Arles diventa impossibile, Gauguin decide di partire e Vincent, in un attimo di rabbia, si taglia l’orecchio e da quel momento non si riprese mai più del tutto.
Vincent e Theo
Van Gogh, in tutti i tormenti che ha dovuto passare, ha sempre potuto contare su suo fratello più giovane Theo, che è stato per lui un’ancora fissa a cui aggrapparsi nel momento del bisogno. Il carattere movimentato di Vincent è per Theo un antidoto alla malinconia e alla tristezza ma dopo tanto tempo, i suoi scatti d’ira, diventano un peso. Nonostante ciò negli ultimi quindici anni Theo è stato il migliore amico di Vincent. Più di 600 sono le lettere scritte da Vincent a Theo, che sono testimonianze dettagliate delle loro vite e che dimostrano che Vincent non sarebbe riuscito ad andare avanti in molti momenti della sua vita, se non ci fosse stato il fratello, che inoltre lo sosteneva economicamente e si faceva carico di tutte le sue spese. Van Gogh non poté mai vedere il suo valore riconosciuto ma il fratello, dopo averlo spronato e sostenuto per così tanti anni, ci riuscì.