Sri Lanka, affonda un mercantile pieno di sostanze dannose: è il peggior disastro ambientale della storia del paese
In mare 1400 container, con al loro interno anche 25 tonnellate di acido nitrico, prodotti chimici e cosmetici, 350 tonnellate tra gasolio, olio combustibile e lubrificante
La nave mercantile X-Press Pearl, lunga 186 metri, è affondata a largo dello Sri Lanka poco distante dal porto di Kepungoda e dalla capitale Colombo. Le autorità locali ritengono che a causa dell’incendio e dell’affondamento di quest’ultima, sia ancora in corso il peggior disastro ambientale della storia del Paese: 1400 container, con al loro interno anche 25 tonnellate di acido nitrico, prodotti chimici e cosmetici, 350 tonnellate tra gasolio, olio combustibile e lubrificante. La squadra di soccorso locale ha cercato di limitare i danni, ma senza successo. Sebbene l'incendio sia stato spento questa settimana, la nave da carico gravemente danneggiata è affondata. Secondo le informazioni fornite dall'operatore della nave, la parte posteriore di essa "siede" sul fondo del mare a una profondità di 21 metri, mentre il resto "sprofonda lentamente".
Le autorità locali e di Singapore (da dove proviene la nave) hanno avviato un'indagine sui fatti. È stato inoltre appreso dal quotidiano locale "Daily Mirror" che è stato avviato il compito di ripristinare il Vessel Voyage Data Recorder (VDR) nonché un sistema di registrazione il quale possa chiarire le reali cause di tutto questo. Anche il cardinale Malcolm Rangis, arcivescovo di Colombo, ha chiesto alle autorità di chiarire l'accaduto. A causa dell'imminente disastro ambientale, migliaia di pescatori, molti dei quali appartenenti alla minoranza cattolica del Paese, rischiano di perdere ogni mezzo per guadagnarsi da vivere. Allo stesso tempo, il governo dello Sri Lanka si prepara al peggio e continua a chiedere aiuto all’India. La marea nera deriverà dalla graduale fuoriuscita di idrocarburi, aggiunti ai materiali plastici e ai prodotti chimici utilizzati nel trasporto merci e distruggerà ampiamente tutti gli ecosistemi marini e lagunari nei due paesi vicini. La Guardia costiera indiana è stata coinvolta nelle successive operazioni di spegnimento dell'incendio iniziato il 20 maggio. Sebbene siano stati utilizzati circa 5.600 pescherecci e centinaia di soldati per ripulire l'intera area colpita dal disastro, le perdite chimiche non sono state contenute.