Recovery plan per le scuole, in arrivo cinque miliardi
Domani si darà il via al Recovery plan scolastico con cinque miliardi di euro in arrivo
Durante la giornata di domani, si attiverà definitivamente il più grande piano di investimenti della storia con cinque miliardi di euro in arrivo. Il ministero dell'Istruzione pubblicherà una serie di bandi che, per volume finanziario e portata dell’impegno, supereranno di quasi 10 volte il valore degli altri 23 bandi apparsi fino qui sul sito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Questo importante piano include tre miliardi per generare in pochi anni 264.480 nuovi posti in asili nido e scuole per l’infanzia, 800 milioni per costruire scuole nuove, 500 milioni per ristrutturarne di vecchie, più altri 400 per fare più di mille mense e altri 300 per migliaia di palestr, in particolare al Sud.
Obiettivi futuri
Il piano non preve solo quanto detto ma ha anche l'obiettivo di porre le basi per miglioramenti che saranno visibili solo in futuro. Ad esempio, studi di fattibilità per costruire dal niente migliaia di asili nido e scuole d’infanzia, progetti da stilare, appalti da lanciare, lavori da assegnare entro giugno 2023 alle ditte vincitrici, personale da assumere, milioni di bambini da far entrare nel 2025 e 2026.
L'Italia è obbligata a saper gestire i contributi concessole in maniera responsabile e consapevole, ci si aspettano risultati concreti .
Da quale condizione partiamo
Per capire se riusciremo a mantenere il passo in un'impresa così importante mancano dei fattori fondamentali come un calendario dei bandi che usciranno, che aiuterebbe le parti interessate a programmare e un libro di bordo che permetterebbe al centro del sistema di capire con un colpo d’occhio cosa sta funzionando e cosa, eventualmente è da modificare in qualche modo.
Ma perchè è importante? Nell'ultimo settennato l'Italia avrebbe dovuto spendere circa dodici miliardi ma si è fermata a sei. Tra il 2022 e il 2023 l’intera amministrazione deve impegnare e poi spendere circa cinquanta miliardi in ognuno dei due anni per tenere il passo del Pnrr e dei fondi europei vecchi e nuovi; parliamo di quasi dieci volte di più di ciò che abbiamo realizzato di solito. Tuttavia, questa non è una novità in quanto segni di difficoltà si notavano già nelle periferie d’Italia, presso gli enti che dovrebbero partecipare ai bandi con i loro progetti per ponti, scuole, termovalorizzatori.
Cosa dice il governo
Il governo ha chiesto a sua volta la consulenza di una Struttura di supporto tecnico della Commissione Ue per aiutare a dipanare la matassa delle funzioni fra le varie strutture di coordinamento centrali a Palazzo Chigi, al ministero dell’Economia o della Funzione pubblica.
Per ora l’Italia ha già avuto dalla Commissione più di ventiquattro miliardi e verso febbraio dovrebbe riceverne altri 21, questo se tutto andrà bene ai primi adempimenti.