Viaggio a Rozzano, alla scoperta delle radici di Paky
Dal negozio di tatoo alla Torre Telecom, dal murale della “Gloria” alle case popolari e i parchetti, Rockit realizza un incredibile reportage da Rozzano, per conoscere il quartiere di Paky…
Redazione
«Nel rap italiano – scrive Dario Falcini nel reportage pubblicato dalla webzine milanese – sta succedendo finalmente qualcosa di nuovo, dopo anni asfissianti di saturazione del mercato e replicanti dei replicanti. Che, mi si passi il termine, ora siano i delinquenti a giocare al rap e non più i rapper a giocare a fare i delinquenti».
La sua voce rappresenta Rozzano ed è immancabile nei suoi video la presenza di Gennaro Speria, nome d’arte di Genny lo zio. L’uomo che da anni è diventata una figura di riferimento del quartiere per la sua associazione (ed officina) chiamata Area 51. L’officina è diventato punto nevralgico e aiuto sul territorio per gli ex detenuti e le loro famiglie, sopratutto durante la Pandemia, periodo durante il quale l’officina ha dato un posto per reinserirsi nella società ai ragazzi in difficoltà e distribuendo saltuariamente pacchi alimentari alle famiglie indigenti.
Ma Salvatore, l’album di Paky, è una rivelazione per tanti aspetti. E’ un album di una profonda emotività che riesce a racchiudere tutta la disfatta e il senso di colpa di un ragazzo, evidentemente, traumatizzato da una vicenda terribile: la morte dello zio, così come viene raccontata dall’artista in SALVATORE, la traccia(?) o discorso sull’album a metà disco.
“Ho dovuto scavare per raccontare un certo dolore. E anche per farci i conti – ha raccontato Paky durante un’altra intervista per Rockol questa volta – perché quando tiri fuori uno stato d’animo oscuro e lo metti in una canzone, bisogna essere consapevoli che lo ascolteranno tutti. E ci si sente spogliati”. Luci e ombre. Vita e morte. Per comprendere meglio la sua musica e il suo vissuto, il rapper, consiglia di visitare alcuni dei posti simbolo del suo percorso. La Rozzano dei suoi video è oscura e claustrofobica, è una trappola per il futuro di chi ci abita. E appena finisce ”Salvatore”, in testa, aleggiano come fantasmi alcune frasi. Degli anti-mantra ”Chi sei davvero quando resti da solo” ma sopratutto ‘’ho vent’anni e solamente storie tristi…’’