Achille Lauro è scontro generazionale
Articolo a cura di Giulia 17 anni, del liceo delle scienze umane ”Parini” di Seregno in collaborazione con Zai Net
6.04.2020
Achille Lauro, pseudonimo di Lauro De Marinis, nasce a Roma l’11 luglio 1990. Nella capitale trascorre un’infanzia complessa, causata dal trasferimento dei suoi genitori in un’altra città, a seguito del quale si trova costretto a vivere da solo con il fratello maggiore. Proprio da lui eredita la passione per la musica e si addentra nel mondo rap underground e punk rock. Inizia la sua carriera musicale nel 2012, con la pubblicazione del mixtape “Barabba”, e poco dopo, nel 2014, presenta il suo primo album “Achille Idol-immortale”. Avviene l’anno successivo l’uscita del secondo, “Dio c’è”, e del terzo nel 2016, intitolato “Ragazzi madre”.
Il successo
Nell’ottobre 2017 Achille Lauro firma un contratto con la Sony Music: il successo è dilagante. Due anni dopo il cantante prende parte alla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo con il noto brano “Rolls Royce”, che si aggiudica la nona posizione nella classifica finale. È in questa occasione che le testate giornalistiche iniziano ad apprezzare il suo stile anticonformista, che lo rende unico nel suo genere. Anche durante la settantesima edizione del Festival, Achille Lauro non perde occasione per far parlare di sé, presentando il suo brano “Me ne frego” e vestendo outfit iconici.
Indossa un ciclo di capi ispirati al dipinto di San Francesco di Giotto o alla Regina Elisabetta I d’Inghilterra, arrivando fino all’imitazione di David Bowie. Annuncia in questo periodo il suo ingresso nell’etichetta Warner Music Italy, pubblicando il suo quinto album “1969 – Achille Lauro Rebirth”. La settantunesima edizione di Sanremo lo ha visto come ospite fisso in ogni serata, e protagonista di quadri musicali acclamati dalla critica.
La risposta all’odio
Nonostante il successo raggiunto, evidente nel suo profilo Instagram, che conta più di 1,5 milioni di follower – Achille Lauro è spesso criticato, attaccato ed insultato da haters, giornalisti e personalità di spicco. Nell’ultimo ”quadro” presentato a Sanremo 2021, il cantante propone una risposta alternativa alle parole di odio che sono state pronunciate negli anni nei suoi confronti, facendole risuonare all’interno dell’Ariston durante la sua esibizione di “C’est la vie”. “Achille Lauro, fai schifo!”, “Sei una vergogna”, “Dovrebbe stare in galera”, “Frocio”, sono solo alcune delle offese che gli sono state rivolte da vari personaggi tra cui Matteo Salvini e Red Ronnie. Termina la sua performance mostrando metaforicamente il peso delle parole, attraverso il suo petto insanguinato, ferito dalle rose che lo trafiggono.
Cosa ne pensano gli adolescenti
Ho intervistato i miei coetanei per capire l’impatto di Lauro sulle nuove generazioni. Leonardo, 17 anni, afferma: “Penso che una persona con una tale esposizione mediatica, abbia il dovere di lanciare messaggi importanti, e lui lo fa. Per questo lo apprezzo”. Oppure “Non sono la sua più grande fan a livello musicale, non ascolto molto le sue canzoni; nonostante ciò ammiro il suo modo di scontrarsi con i canoni imposti dalla società. Il suo stile esagerato, gli spettacoli che porta a termine, sono cose che mi piacciono da vedere” pensa Martina, 17 anni, secondo cui “in fin dei conti, per ogni cosa che fa, nel bene o nel male, riceve riscontri continui: è geniale.”
In generale i ragazzi concordano sull’originalità del personaggio. “Ho una grande stima nei suoi confronti, derivante dal suo modo di esporsi, anche esteticamente, finalizzato alla diffusione di messaggi significativi”, dice Mattia, 18 anni. Secondo Eleonora, 17 anni, “è un artista a 360 gradi. Sono consapevole che a livello artistico possa non piacere a tutti, ma credo sia da apprezzare per come si espone, abbattendo i limiti sociali e rimanendo comunque sé stesso”. “Ammiro la sua capacità di riuscire sempre a far parlare di sé. Mi incuriosisce” sostiene Matteo, 21 anni. Michela invece, 20 anni, dichiara di avere qualche dubbio sull’artista e, pur definendolo come “stravagante, moderno ed energico, colui che riesce a rompere gli schemi anche di un tradizionale Sanremo”, si chiede se la novità che lo caratterizza sarà duratura.
… e i loro genitori
Se il parere dei più giovani è generalmente positivo, quello degli adulti inverte le tendenze. Alessandro, 46 anni, si chiede “perché si mostra così tanto? Ha forse paura di non farsi notare rimanendo semplicemente sé stesso, senza troppi eccessi o sfarzi?”, e Silvia, 40 anni, prosegue: “credo che il suo personaggio sia stato creato da manager e produttori, e che le sue performance non siano altro che una brutta copia di quelle già viste tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. I suoi testi non hanno nulla di accattivante, se non qualche ritornello studiato ad hoc per rimanere in mente ed essere passabile in radio. È destinato a finire a breve”. Dunque, le generazioni a confronto ci forniscono una linea di pensiero abbastanza netta.