Kalash Criminel, intellettuale a volto coperto
Venerdì scorso, Kalash Criminel ha firmato il suo grande ritorno con ”Natural Selection”. Per l’occasione, si è circondato di un cast di artisti molto caldi: Niska, Damso, Nekfeu, Bigflo & Oli, Jul e 26keuss . In soli tre giorni aveva già venduto più di 6.300 copie fisiche e nonostante la chiusura degli store fisici, ha realizzato quasi un quarto delle sue vendite grazie a un pubblico che si è mobilitato sopratutto per i preordini online. Si tratterà ora di riuscire a mantenere lo stesso afflusso con lo streaming ma considerando che nelle prime 24 ore ne ha totalizzati più di due milioni e mezzo e con ”But En Or”, vera e propria Hit del disco, ne ha totalizzati (al momento in cui scriviamo) più di 5 milioni, non dovrebbe fare fatica a crescere con una media di circa 1 milione di ascolti al giorno dall’uscita dell’album.
Ma perchè è così potente ”But En Or”?
Quando nel 2017, Kalash Criminel, ha presentato il suo mixtape Oyoki, uno dei brani del progetto (Sevranais) intitolato Polnareff, inizia con questa frase: “Polnareff ci ha mentito, non andremo tutti in paradiso“, il riferimento è diretto ad una famosa canzone degli anni ’70 del cantante Michel Polnareff. Tre anni dopo, l’artista 76enne, ha risposto al rapper del ’93 dal suo account Twitter dichiarando semplicemente: “@kalashcriminel Andremo tutti in paradiso“. La forza di Kalash è quella di utilizzare un vocabolario di strada ma con alcuni ragionamenti di una potenza degna di un’intellettuale di altri tempi.
Nella sua Hit ”But En Or” insieme a Damso canta ‘‘ La scarsità è ricchezza (woaw), non lo sapevi, ti sto informando (hey) Ridono del mio albinismo (ehi) ma è questo che mi rende forte” in un’unica barra riesce a condensare diverse lezioni di vita: la celebrazione di una vita frugale e l’essere fieri di ciò che si è. Ma non solo, proseguendo nel ritornello ” Sai perché il mondo sta impazzendo (ehi)? Condividiamo odio, non amore (amore) Perché censuriamo Dieudonné ma lasciamo parlare Eric Zemmour?”. E qua ritroviamo tutta la classe cognitiva di un vero intellettuale critico.
Infatti Éric Zemmour giornalista, scrittore e saggista (oltre che fascista e conservatore) nel suo libro Le suicide français, si schiera apertamente contro l’immigrazione, il multiculturalismo e la globalizzazione della società francese e non pago scrive “l’ideologia antirazzista e multiculturale della globalizzazione sarà per il ventunesimo secolo quello che il nazionalismo è stato per il diciannovesimo e il totalitarismo per il ventesimo: una fede messianica e guerrafondaia nel progresso, che trasforma il conflitto tra nazioni in un conflitto all’interno delle nazioni”. Ma Dieudonnè non è da meno, nonostante sia africano. E’ stato particolarmente controverso per molte delle sue prese di posizione particolarmente sconcertanti. Ha visto così tante volte cambiare la sua immagine pubblica nel corso degli anni 2000 che sembra non raccapezzarsi neanche più. I media lo hanno spesso etichettato come militante di sinistra radicale filopalestinese e anche di destra estrema essendo stato difeso e sostenuto pubblicamente da Jean-Marie Le Pen (politica di estrema destra, vicina all’ideologia fascista).
Le sue posizioni antisioniste sono sfociate più volte in accuse di antisemitismo e Dieudonné, che nei suoi spettacoli prende di mira religioni come l’Islam e il cristianesimo e non solo l’ebraismo, oltre a fare satira anche sugli africani, si è reso inviso a tutte le associazioni ebraiche francesi e a quelle che lottano contro il razzismo, tanto che nel 2011 ha subito la prima condanna in tribunale per uno spettacolo assieme allo storico negazionista dell’Olocausto Robert Faurisson.
Kalash Criminel si chiede il perchè venga censurato lui e invece si lascia parlare uno come Zemmour. Forse perchè il secondo è bianco e inserito in ciò che la società francese considera accetabile? (aggiungiamo noi) Eppure entrambi promuovono odio dai loro megafoni mediatici.
Ecco la forza di Kalash Criminel, è in grado di dare una lezione di pensiero critico di una finezza che dovrebbe spaventare i vecchi tromboni saggisti dei salotti televisivi. La vera forza di Criminel è quella di essere da una parte e dall’altra della strada. Di riuscire a vivere tra il popolo (e capirne i bisogni e i pensieri) e di analizzare la società nel macro come un sociologo. E’ vero hip hop.