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Scontri dopo l’arresto del rapper Bobi Wine: già 37 morti

23 novembre 2020di Redazione

Sono almeno 37 le vittime degli scontri in Uganda per l’arresto di Bobi Wine, il rapper 38enne che il prossimo 14 gennaio sfiderà alle urne l’attuale presidente Yoweri Museveni, al comando da 35 anni. Il rapper, rilasciato il 20 novembre su cauzione, è stato accusato di aver parlato ad un gruppo superiore alle 200 persone (in qualità di candidato alla presidenza) e quindi di aver violato le misure contro la diffusione del Coronavirus.

Bobi Wine è stato arrestato mercoledì scorso poco dopo essere arrivato nella sede della sua campagna elettorale, alla notizia del suo arresto, migliaia di persone hanno dato il via a manifestazioni spontanee in tutto il paese per chiederne la scarcerazione e manifestare il dissenso nei confronti di Museveni, il presidente uscente, che con i suoi 76 anni è alla ricerca di un sesto mandato alla guida della nazione africana. Il presidente in carica ha schierato l’esercito in strada a fianco della polizia ordinaria portando all’ arresto, al momento in cui scriviamo, di più di 600 persone e alla morte di almeno 37.

La polizia ha giustificato gli arresti dei manifestanti come l’unico modo per evitare le violenze e gli incendi che si sono moltiplicati negli scorsi giorni. Il ministro della Sicurezza ha anche dichiarato pubblicamente che “(la polizia) ha il diritto di sparare e uccidere se si raggiunge un certo livello di violenza. Posso ripetere? La polizia ha il diritto di spararti e tu muori per niente“.


“(la polizia) ha il diritto di sparare e uccidere se si raggiunge un certo livello di violenza. Posso ripetere? La polizia ha il diritto di spararti e tu muori per niente“. – Ministro della Giustiza Ugandese


 

Due giorni dopo all’arresto, il cantante Bobi Wine, si è presentato in tribunale nella parte orientale della città di Iganga scortato dall’esercito, con un volto stanco ma risoluto nel perseguire la sua decisione di candidarsi contro il presidente Yoweri Museveni, che governa l’Uganda dal 1986. La dichiarazione rilasciata all’apertura del processo è emblematica: “È stata dura. È stato un inferno “, ha detto il rapper in un video trasmesso in streaming dal tribunale sulla sua pagina Facebook poco prima che gli fosse concessa la cauzione “Saremo liberi o moriremo cercando di essere liberi. Non siamo schiavi. “

Bobbi Wine, il cui vero nome è Robert Kyagulanyi, è stato arrestato mercoledì mattina nel distretto orientale di Luuka mentre si preparava a tenere una manifestazione elettorale che secondo le autorità violava le linee guida sulla sicurezza contro il coronavirus. Dopo essere stato spinto in un furgone della polizia, le autorità lo hanno portato in una stazione di polizia dove la squadra della sua campagna elettorale ha detto che gli è stato negato l’accesso ad avvocati, medici o membri della famiglia per quasi due giorni.

Nel frattempo gli altri quattro candidati dell’opposizione, Mugisha Muntu, Henry Tumukunde, Norbert Mao e Fred Mwesigye, hanno sospeso le loro campagne elettorali in solidarietà nei suoi confronti. E anche perchè tutti coloro che si oppongono a Museveni e stanno facendo comizi in giro per il Paese, in questi giorni, sono stati presi di punta dalle autorità.

Bobi Wine è Robert Kyagulanyi, giovane parlamentare dal 2017, è anche la grande paura del longevo dittatore ugandese, l’unico che potrebbe davvero sconfiggerlo e non è la prima volta che finisce sui giornali internazionali. Come riporta la Repubblica ”Ad agosto 2018 fecero il giro del mondo le immagini che lo ritraevano massacrato da calci e pugni in faccia e su tutto il corpo, subiti durante il suo ennesimo arresto. Due anni fa il mondo della musica internazionale insorse, tra cui grandi nomi come Brian Eno e Chris Martin.

 

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