Lettera di una madre delusa dalla scuola
Daniel è stato bocciato dopo un anno scolastico segnato dalla morte del padre; la mamma chiede più umanità
È sempre al centro di dibattito l'utilità o meno della bocciatura. Seconda chance o umiliazione? Modo per migliorare o causa di demotivazione? A volte questi dilemmi si concretizzano nell'esperienza personale di uno studente, come nel caso di Daniel, un ragazzo non ammesso alla classe successiva, dopo un anno scolastico segnato dalla morte del papà. L'impegno non è bastato, così come non è stato sufficiente recuperare quattro materie su cinque. La madre ha deciso allora di mandare una lettera aperta al Gazzettino, ripresa da Orizzonte Scuola, nella quale punta il dito contro una scuola macchinosa e burocratica, lontana dal capire l'emotività dei ragazzi.
“Gentile Professoressa, scrivo questa lettera per esprimere la mia profonda delusione nei confronti di una scuola che non si è dimostrata all’altezza del suo ruolo e dei suoi fini, uno dei quali dovrebbe essere “l’accoglienza e l’integrazione ai fini del superamento delle difficoltà e dei disagi”, come scrivete sul vostro sito. Una scuola dove è assente la sensibilità, l’umanità, l’attenzione al caso particolare“. Così esordisce la madre di Daniel, sottolineando come l'istituto di suo figlio non abbia considerato la naturale fragilità di uno studente.
“Mio figlio Daniel - continua la donna – ha perso il padre pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico appena concluso e, di conseguenza, il primo quadrimestre non è stato in grado di concentrarsi sullo studio e si è ritrovato con 5 materie insufficienti. Durante il secondo quadrimestre ce l’ha messa tutta e con grande sacrificio e impegno è riuscito a recuperare 4 materie su 5. Questo ha implicato un enorme sforzo da parte sua in quanto comunque stava (e sta) vivendo un grande dolore, ma questo suo grande impegno non gli è stato minimamente riconosciuto, la sua situazione personale non è stata affatto valutata". La mamma conclude dicendo: "Daniel non si meritava di ricevere un’altra batosta, da una scuola che dovrebbe formare e non punire: quale insegnamento dovrebbe trarne Daniel? Che l’importante è solo il voto a prescindere da tutto il resto? Mi chiedo cosa sia diventata la scuola. Un altro, l’ennesimo algoritmo che regola le nostre vite in modo del tutto asettico e arido? Mio figlio adesso cambierà scuola. Entrambi nutriamo la speranza di trovare un ambiente più accogliente e sensibile”.
Non possiamo conoscere a fondo i dettagli dell'anno scolastico di Daniel, del suo rendimento e del suo travaglio emotivo, ma le critiche della madre sono perfettamente in linea con coloro che accusano la scuola di essere diventata una mera competizione, dove conta il voto e non il percorso, e dove l'iter burocratico ha più importanza della reale crescita dello studente.