Scuola, dopo la pandemia calano gli investimenti. L'allarme di Save The Children
La percentuale di Pil investita nel settore dell'istruzione è tornata a scendere ed è sotto la media europea
Meno investimenti nel mondo della scuola dopo la pandemia. A dirlo è il rapporto pubblicato da Save The Children che sottolinea come il primo anno scolastico post Covid non abbia migliorato la situazione in termini di povertà educativa. L'Italia detiene una media percentuale in investimenti per l'istruzione più bassa rispetto agli altri paesi europei.
Nel nostro paese il Pil destinato agli investimenti nel campo dell'istruzione rappresenta il 4,1% contro la media europea del 4,8%. A questo dato si aggiunge una carenza di servizi come asili nido e mense, rispetto ai paesi più vicini.
Durante la pandemia gli investimenti sull'istruzione avevano vissuto un leggero aumento, lasciando sperare a un trend positivo. A portare alla luce questi elementi è il rapporto, realizzato da Save The Children, dal titolo ""Il Mondo in una classe. Un'indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane".
A preoccupare è anche il dato che emerge sulla dispersione scolastica che già nel 2022 registrava un tasso più alto rispetto agli altri paesi UE. Secondo l'organizzazione l'8,7% degli studenti si trova in condizione di dispersione implicita, percentuale in diminuzione rispetto allo scorso anno, ma ancora più elevata rispetto a quella registrata prima della pandemia (era del 7,5% nel 2019).
Nel dossier si parla di diseguaglianze educative fra bambini e dell'impatto che hanno sul proseguimento dei loro studi. Uno dei dati più preoccupanti è relativo ai giovani immigrati: rispetto al 2016 sono quasi 71 mila minori stranieri in meno ad andare a scuola. Nel nostro paese solo il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana è iscritto e frequenta la scuola dell'infanzia (percentuale che sale all'83,1% per i nati in Italia) contro il 95,1% degli italiani. Questo si traduce con una maggiore difficoltà a proseguire il percorso di studi e professionale e ad avere meno opportunità educative prima e lavorative poi.
Un altro tasto dolente provenie dalla questione "asili nido". Come riportato nel report: "La copertura nelle strutture educative 0-2 anni pubbliche e private nell'anno educativo 2021/2022 è pari a 28 posti disponibili per 100 bambini residenti, ancora al di sotto dell'obiettivo europeo del 33% entro il 2010 e lontano dal nuovo obiettivo stabilito a livello europeo del 45% entro il 2030".