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Iran, un anno dopo: arrestato il padre di Mahsa Amini

Esattamente a un anno dalla morte di Mahsa Amini, divenuta simbolo della lotta per i diritti delle donne iraniane, le autorità di Teheran hanno arrestato suo padre

16 settembre 2023di Alex Lung

Il 16 settembre 2022, Mahsa Amini moriva dopo alcuni giorni di coma in un ospedale di Teheran. Qualche giorno prima, la 22enne era stata arrestata dalla polizia morale per aver indossato male il suo hijab - il velo imposto dalla tradizione alle donne musulmane - in quanto troppo allentato. Nonostante gli ufficiali avessero assicurato alla famiglia della giovane che sarebbe stata sottoposta a un semplice corso di rieducazione sul come indossare l'indumento, nel giro di poche ore Mahsa era in ospedale, con quella che sembrava essere una lesione cerebrale. Il fratello Kiaresh ha inoltre notato la presenza di ferite e lividi su varie parti del corpo. 

Nel giro di pochi giorni, le donne iraniane - e non solo - sono scese in piazza per protestare contro l'obbligo dell'hijab e la violenza della polizia morale. Le autorità hanno risposto con violenza e repressione. Manifestazioni di sostegno hanno avuto luogo in tutto il mondo, Italia compresa. Politici e celebrità hanno espresso la loro vicinanza, Stati hanno annunciato pesanti sanzioni nei confronti del governo di Teheran. Nel dicembre 2022, il governo ha sciolto la polizia morale, per poi riformarla nel luglio 2023. 

Mahsa Amini - o Jina Emini, secondo la sua lingua, il curdo - è diventata il simbolo di tali proteste, a tal punto che i fondamentalisti hanno vandalizzato la sua tomba, ora videosorvegliata per evitare che riaccada. Non solo: la sua famiglia, e in particolare il padre Amjad Amini, sono sotto stretto controllo da parte delle forze dell'ordine. Nel giorno dell'anniversario della morte di Mahsa, Amjad è stato arrestato, forse preventivamente o per mandare un chiaro messaggio a chi sarà in piazza. Nel frattempo, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha incontrato a Teheran le famiglie degli ufficiali di polizia morti durante le proteste. Un atto tanto simbolico, quanto ingiusto e doloroso.

Sebbene le proteste siano ormai meno rumorose (e violente) rispetto ai primi mesi, i manifestanti continuano a chiedere la fine della Repubblica Islamica. Nulla è cambiato e il governo è ancora totalmente in piedi. Si tratta però della più grande crepa tra cittadini e Stato dai tempi della Rivoluzione Islamica del 1979.

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