Diritto allo studio, il Presidente Sciretti: "Oltre 5mila posti letto per il DSU nei prossimi anni"
L'intervista al neo eletto presidente di Andisu: fra le sfide maggiori i LEP e il PNRR
Alessandro Ciro Sciretti, eletto presidente di ANDISU al termine del Consiglio Nazionale di Cesena a ottobre, è anche vicepresidente di ECStA (European Council For Student Affairs) e siede al vertice di Edisu Piemonte. A quasi due mesi dalla sua elezione, conosciamo meglio il suo impegno e il programma per il diritto allo studio universitario in Italia.
Presidente Sciretti, come nasce la scelta di candidarsi per l’elezione al vertice Andisu?
La scelta nasce dalla volontà di rilanciare il sistema nazionale del Diritto allo Studio Universitario, anche grazie all’esperienza maturata negli ultimi due anni in campo internazionale. Il nostro è un sistema di grandissimo valore che merita attenzione e prospettive di sviluppo.
A poco più di una settimana dalla sua elezione, quali sono stati i primi impegni da affrontare?
Abbiamo avuto la pubblicazione dell’esito del quinto bando 338. Oltre cinquemila posti letto per il DSU che verranno realizzati in Italia nei prossimi anni grazie al cofinanziamento ministeriale al 75%. Dobbiamo far si che gli enti siano tutti pronti ad affrontare questa fondamentale sfida. Al contempo, è aperta la partita del PNRR che impatterà in modo significativo sulla crescita del nostro settore.
Qual è la sfida maggiore da affrontare nei prossimi mesi?
Stabilire nuove regole per il Diritto allo Studio Universitario, a cominciare dalla definizione dei nuovi LEP (i livelli essenziali delle prestazioni), è certamente il compito più duro che abbiamo di fronte a noi. Aspettiamo da oltre dieci anni di poter innovare l’inquadramento normativo per accedere alle borse di studio e agli altri benefici, non vogliamo perdere questa occasione.
Lei ricopre un ruolo importante nell’ECStA, una carica significativa. In che modo la sua esperienza europea potrà aiutarla nel ruolo di presidente ANDISU?
Innanzitutto, nel capire che l’Italia è più che competitiva nel settore degli student affairs. Possiamo contare su una buona quantità di risorse, su grandi professionalità e su atenei attrattivi. Collaborare con i colleghi d’Europa e del mondo è, poi, fondamentale per capire dove e come innovare, scambiando buone pratiche e studiando insieme come superare problemi comuni.
Su quali aspetti l’Italia è all’avanguardia, rispetto agli altri paesi europei, in tema di diritto allo studio e in quale settore bisogna, invece, recuperare terreno?
Ristorazione e residenzialità sono sviluppate e gestite nel nostro Paese con professionalità ed esperienza, anche grazie ad un background culturale che vede nella ricettività e nel cibo alcune delle attività principali in Italia. Anche sulla cura della salute mentale degli studenti e delle studentesse abbiamo molto da insegnare. E’ invece necessario investire di più in attività innovative e nell’orientamento in entrata, per far sì che non vi siano studentesse e studenti che rinuncino al percorso universitario perché ignari delle opportunità fornite dagli organismi del Diritto allo Studio.
Quale modello o soluzione adottato da altri paesi europei simili a noi come struttura potrebbe essere utile adottare ed esportare in Italia?
Io credo molto nella forza del modello nazionale tedesco. Un sistema regionalizzato, per certi versi molto simile al nostro, che però dispone di un’associazione nazionale, la DSW (l’ANDISU tedesca), fortemente strutturata, con una propria sede e decine di dipendenti e collaboratori. Così facendo, l’associazione nazionale non si limita al pur fondamentale lavoro di networking, ma sviluppa servizi e supporto operativo per gli enti sul territorio. Di certo questa è una strada cui la nostra ANDISU potrà ispirarsi per migliorare le proprie performance.