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Altra accusa per Diddy, “Fu lui a sparare nel ’99, non Shyne”

01 marzo 2024di Redazione

Una donna vittima della sparatoria al Club New York accusa Diddy di essere il vero colpevole

La faccenda si fa sempre più controversa. La denuncia di lunedì ha causato una cascata di accuse, formali o meno, nei confronti sia di Diddy che di altre personalità. Al di là della questione sull’orientamento di Meek Mill e Usher o di altri dettagli irrilevanti, è emersa la testimonianza di una donna che se verificata sarebbe decisamente incriminante. La signora Natalia Reuben fu purtroppo vittima, insieme ad altre due persone, della sparatoria che nel ’99 si svolse nel Club New York a Manhattan e che portò all’incarcerazione di Bad Boy Shyne per dieci anni. Cogliendo l’occasione della bufera scatenatasi dopo la denuncia di Lil Rod, mercoledì la Reuben è tornata a raccontare la sua versione sul suo profilo Instagram attraverso dei video post, puntando il dito direttamente contro il magnate in difficoltà.

Secondo la donna, fu Diddy a spararle e per far tacere tutti avrebbe corrotto il club, lo staff e il proprietario, oltre ad aver in seguito perpetrato atti intimidatori nei confronti della stessa Rueben. “Permettetemi di spiegarvi perché la questione è di immensa importanza per me”, ha cominciato, facendo riferimento alla situazione legale di Diddy, “Perché sono io la donna a cui sparò in faccia in quella sparatoria al Club New York il 27 dicembre 1999. L’ho detto a tutti, fino alla nausea, da allora, persino al chirurgo che ha eseguito l’operazione per rimuovere il proiettile”. Poi ha aggiunto, a proposito del chirurgo, “ha testimoniato nel processo penale che mentre mi mettevano sedavano gridavo, ‘Puffy mi ha sparato in faccia.’ … Tutti sapevano che l’aveva fatto, ma ha corrotto il buttafuori del locale e tutte queste altre persone per nascondere il video”.

Natalia, che ha ricevuto quasi 2 milioni di dollari come risarcimento per un accordo preso con Diddy, ha anche accusato il magnate di aver tentato di danneggiare gravemente la sua auto come mezzo di intimidazione, confermando un’accusa già fatta da Kid Cudi. Tuttavia, la versione di Shyne diverge radicalmente da questa: in una conversazione del 2020 con Fat Joe ha raccontato di aver agito per difendersi, di fatto ammettendo la propria responsabilità: “Ero preoccupato per la mia vita. Scar, che era l’istigatore… conosco Scar da Brooklyn. […] Non avevo problemi con lui. Quella era una questione di Puff. Avevano un problema con Puff per chissà quale motivo”, aggiungendo “Ho visto qualcuno cercare una pistola e ho raggiunto la mia arma e ho difeso i miei amici e me stesso. Perché una volta che inizia a sparare, una volta che chiunque altro tira fuori una pistola e inizia a sparare, non si ferma lì”.

Resta da vedere se il sistema giudiziario deciderà di considerare le parole di Natalia o se rimarranno un semplice post sui social.

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