Ambiente

Ecoansia, la paura cronica dei disastri ambientali

Giovani spaventati dal futuro e dalle condizioni climatiche dei prossimi decenni: cos’è l’eco ansia e quanto è diffusa tra la popolazione? Scopriamolo insieme

30 ottobre 2024di Gaia Canestri

"Ecoansia" esiste davvero ed è definita come "la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali". 

Ecoansia, come nasce?

L'ansia di un futuro compromesso dal cambiamento climatico non è una problematica nata negli ultimi anni, ma qualcosa di cui si parla da decenni. A coniare il termine fu termine la ricercatrice belga-canadese Véronique Lapaiège nel 1997, che utilizzò questa parola per definire il sentimento di inquietudine che alcune persone provavano in riferimento alle minacce ambientali.

Nel 2012 David W. Kidner, ingegnere chimico e studioso di psicologia, pubblica "Nature and experience in the culture of delusion", un libro in cui viene affrontato il tema della perdita di contatto con la realtà della società industriale e del senso di insicurezza che la l'astrazione dalla realtà e il conseguente degrado ambientale hanno generato nella psiche umana. Kidner lamentava già nel 2012 la poca attenzione degli approcci scientifici tradizionali nei confronti di questa problematica. Psicologi come Randall e Lertzman avevano già spiegato nei loro libri ( Loss and climate change: The cost of parallel narratives, 2009, The myth of apathy: Psychoanalytic explorations of environmental degradation, 2010) come questo comportamento di disinteresse e apatia nei confronti dei risvolti del cambiamento climatico sulla psicologia , definito come un congelamento, era determinato dalla paura legata alla dimensione del problema.

Nonostante la dimensione del problema il termine Ecoansia è stato accolto solo nel 2021 come "paura cronica del disastro ambientale" nel lessico della più importante associazione di psicologi statunitensi, l’American Psychological Association. Nello stesso anno sono state create delle scale di misurazione di questo disagio: Climate Change Anxiety Scale (CCAS) e la Climate Change Worry Scale (CCWS). Entrambe presentano delle affermazioni a cui rispondere su una scala da 1=mai a 5=sempre. Tra le frasi troviamo "Pensare al cambiamento climatico mi rende difficile concentrarmi", "Pensare al cambiamento climatico mi rende difficile dormire", "Ho incubi sul cambiamento climatico", "Mi preoccupo così tanto del cambiamento climatico che mi sento paralizzato nel poter fare qualsiasi cosa al riguardo" e molte altre.

Cosa prova chi soffre di Ecoansia 

L'ecoansia può avere diverse manifestazioni: ansia, stress, senso di colpa o di impotenza, disperazione, tristezza; può sfociare anche nella depressione e nell'abuso di sostanze

Ecoansia e Gen Z 

Già nel 2021 l'ansia climatica rappresentava una problematica per la popolazione, nello specifico per la generazione dei più piccoli e degli adolescenti. A settembre 2021 The Lancet ha condotto uno studio intitolato “Le voci dei giovani sull’ansia climatica, il tradimento del governo e il danno morale: un fenomeno globale”. L'indagine affidata agli studiosi Elizabeth Marks e Caroline Hickman dell’Università di Bath ha coincolto 10 mila giovani di 10 Paesi diversi tra i 16 e i 25 anni. Le risposte si sono rivelate estremamente preoccupanti: l'84% dei ragazzi sono moderatamente preoccupati, il 59% molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico e più del 50% si sente impotente, colpevole, triste. Infine il 45% ha ammesso dichiarato che ciò che provano riguardo al cambiamento climatico influenza la quotidianità negativamente.

Nel 2023 è stata condotta una nuova indagine, questa volta dall'Autorita garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, dal titolo "Il futuro che vorrei".  Alla consultazione hanno partecipato 6500 ragazzi tra i 12 e i 18 anni di tutta Italia e anche in questo caso le risposte non mostrano un quadro positivo: riguardo ai fenomeni che preoccupano maggiormente i ragazzi al primo posto troviamo proprio i cambiamenti climatici. Questo pensiero è condiviso dal 48,3% dei ragazzi che hanno partecipato al questionario e dal 53,5% dei liceali. Il 46,8% inoltre è convinto di non poter cambiare il futuro, si sente dunque impotente di fronte al futuro. Infine, l’81,6% pensa che la politica possa fare di più per agire contro i cambiamenti climatici. 

 

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