Quest’anno a X Factor niente rappers: il genere è in declino?
Questa edizione di X Factor sembra premiare le band piuttosto dell’hiphop
Che non ci sia una consequenzialità diretta tra il vincitore di un talent show e il panorama musicale del periodo è chiaro: ci sono moltissime variabili da tenere in considerazione, come la sintonia tra immagine del concorrente e valori del programma, la simpatia del pubblico verso il personaggio oltre all’artista, e un certo standard di etichetta da mantenere nei testi. Per capirci, i Sex Pistols non avrebbero mai potuto vincere X Factor, e “S.X.S.I.C.” di Kid Yugi e Fibra non sarebbe mai stata cantata sul suo palco.
Questo però non significa che non si possa dedurre un certo sentimento popolare dalla predilezione per certi artisti piuttosto che altri. Quest’anno di rap, a X Factor, ce n’è stato poco fin dalle Audition, ad esclusione di tutto il posto occupato da Jake La Furia, Re indiscusso dei giudici di questa edizione; i tempi di Barabba e Dio C’è sono invece troppo lontani per ricordare ad Achille Lauro il suo passato da rapper, visto che ormai si identifica in un incrocio tra Vasco e l’ultimo dei poeti maledetti.
Dopo la scomparsa di Ozymandias, il rapper impegnato (forse un po’ troppo old school) eliminato a Jake per preservarne la credibilità negli ambienti in cui è probabile che il suo stile sia apprezzato, il giovane Djomi accompagnato dalla nonna e Alfredo Bruno (Fiat131), più forte nella parte cantata di “Human” che in quella rappata, sembra non essere rimasto nessuno. Dimenticabili Plasma e la sua profanazione di “SAD!” di buonanima XXXTentacion e Lorenzo Carissimi, precipitato per caso sul palco di X Factor da una macchina del tempo costruita in un garage degli anni 90. Sempre che non si vogliano considerare rapper i magici Potara, che comunque non sono sopravvissuti agli Home Visit, tutte le possibilità di portare il rap al Repower di Milano sono svanite prima ancora del vero scontro.
Tra i finalisti, infatti, neanche un rapper. L’unica che porta un po’ le vibes hiphop è Lowrah, anche se il suo è più un R&B e comunque accosta sempre la parte in rima a quella melodica. Eppure il deserto del rap è strano: nel 2018 aveva vinto Anastasio, due ani dopo Blind si era qualificato terzo. Da allora in effetti il rap non è mai stato particolarmente premiato, ma l’anno scorso Settembre era comunque arrivato in semifinale.
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Quindi significa che il rap è in declino? Sì e no: sicuramente stanno tornando in voga le band (Patagarri e Punkcake sono per ora i più apprezzati), ma non solo a X Factor. La ciclicità dei trend implica che dopo quasi un decennio di rap si torni al rock -o forse il country, a giudicare dall’esodo dei vari generi in quella direzione, almeno per quanto riguarda gli USA, da Post Malone, a Beyoncé e Taylor Swift. C’è da dire che in questo l’evoluzione del rap in trap e poi drill non aiuta, vista la sempre minore melodicità delle basi e spesso la degenerazione dei testi in raffazzonati insiemi di parole quasi a caso e quasi sempre le stesse, “gang”, “pussy” e “cash” o qualche loro perifrasi.
Oppure no, magari il rap sta benissimo e semplicemente chi lo ascolta non guarda X Factor, dato che non avrebbe beniamini da tifare. Nel dubbio, però, potrebbe sempre perderci due minuti: scoprirebbe la tamarrissima “L’amour toujours” di Francamente, e almeno si divertirebbe un po’.