2 anni a Pretty Solero, l’ennesima vergogna del rap italiano
Solero è stato condannato per maltrattamenti alla madre
Non c’è niente da fare: se fai trap in Italia ci sono buone probabilità che tu non sia una bella persona. Questa è l’idea del genere musicale nell’opinione comune, e non potrebbe essere altrimenti: dopo l’exploit con le forze dell’ordine di Baby Touché, il processo per maltrattamenti a Gallagher e il razzismo di Traffik e Jordan Jeffrey, adesso si aggiunge anche Pretty Solero.
Solero è stato appena condannato a due anni per maltrattamenti. La vittima in questo caso non è una ragazza, come per Gallagher, ma direttamente la madre del trapper che per mesi prima di denunciare ha subito violenze fisiche, psicologiche e verbali da parte del figlio tossicodipendente. “È solito sputarle sul corpo”, ha dichiarato l’avvocato della donna, “frequentemente le chiede soldi per l’acquisto della droga e in caso di rifiuto, come è avvenuto il 18 luglio 2024, la tirava per i capelli e il 20 luglio 2024 le scaraventa addosso per tre volte un casco da moto senza riuscire a colpirla per poi afferrare l’aspirapolvere e lanciarla a terra”. Una scena grottesca, che riflette lo stato mentale incontrollabile di Solero: “Danneggia mobili, tv, lampade e bicchieri sfondando in parte la porta della camera da letto della madre che è costretta a chiudersi a chiave di notte per evitare eventuali irruzioni notturne del figlio”.
La situazione di Solero ricorda un po’ la performance di Baby Touchè che dopo essersi fatto arrestare per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, in caserma si è spogliato e ha preso a sbattere la testa contro il muso. A proposito di spogliarelli, anche Solero era stato protagonista di un denudamento pubblico, ma sul palco del Roc in Roma, per cui era stato arrestato per atti osceni.
Oltre a fare un dovuto distinguo tra questi casi eccezionali e la maggior parte dei rapper e trapper italiani, l’associazione tra il genere musicale e i comportamenti limite non sembra casuale. Di solito il cattivo esempio arriva dai personaggi meno conosciuti che non otterranno mai effettivamente successo. Tuttavia, anche considerando artisti della caratura di Baby Gang, con il suo recente impegno verso gli studenti e la collaborazione con Don Burgio, il legame tra trap e reati rimane (si pensi alla rissa/sparatoria di corso Como).
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Forse il nucleo del discorso è che l’hiphop è da sempre il veicolo privilegiato per esprimere malessere (l’ha detto anche Fedez alla Zanzara), o forse è il fatto che la trap è tecnicamente il genere più semplice da fare (trascendendo dalla qualità dei risultati). Ma forse, se sempre più giovani che tentano di esprimere il proprio disagio attraverso questo canale, ma finiscono comunque in situazioni disastrose -droga, violenza, crimine- è anche perché il loro disagio non è stato intercettato dalle istituzioni che avrebbero potuto circoscriverlo (e magari aiutare a gestirlo) quando si era ancora in tempo.