Musica

Sanremo si avvicina: consigliera ligure chiede l’espulsione di Tony Effe

14 gennaio 2025di Redazione

La consigliera di parità Laura Amoretti si è espressa contro la partecipazione di Tony a Sanremo

Photo Credits: Help – Pr & Media R.

Benché nel mondo in questo momento ci siano almeno tre guerre in corso, la California stia bruciando e in Tibet ci siano migliaia di sfollati in cerca di riparo dopo un terremoto di magnitudo 5.1, alle porte di febbraio all’italiano interessa solo una cosa: il Festival di Sanremo.

Nessuno si indigni, è solamente una provocazione, e comunque ci identificheremmo nell'”italiano” anche noi dal momento che ne stiamo scrivendo. Questo weekend un articolo della Stampa ha riportato le preoccupazioni della consigliera di parità della Regione Liguria Laura Amoretti riguardo alla questione Tony Effe, chiedendone l’espulsione dal festival per le solite questioni che, comunque, poco hanno a che fare con la parità di genere e ancor meno con la musica, dal momento che si tratta solo di una scusa per schierare in campo idee e forze politiche opposte e purtroppo a nessuno o quasi importa davvero di come vengono trattate le donne.

In mezzo a questo scenario ci è finito, quasi per caso, Tony Effe. Quasi per caso perché non è né l’unico né il peggiore, e soprattutto le immagini sessiste che dissemina per i suoi testi fanno parte di topoi purtroppo ben consolidati all’interno del genere (quello musicale, ma forse non solo quello) a cui appartiene. In altre parole, Tony non si è inventato niente e probabilmente neanche crede a quello che dice -ma ciò nonostante lo dice. Effe è evidentemente un capro espiatorio, ma questo non significa che sia innocente. Basta fare un giro per i suoi testi, sopratutto i più vecchi, per rendersi conto che la metà delle cose sarebbero totalmente fuori luogo sul palco dell’Ariston.

Attenzione, non si tratta di una questione di offese. Per quanto sia lodevole voler tutelare l’amor proprio dei cittadini, non è l’indignazione dei perbenisti il problema dei testi di Tony e di tutti quelli che gli assomigliano. La questione è che certe parole trasmettono certi concetti che implicano una certa ideologia o, se non vi piace questa parola, una certa visione del mondo. E se è vero che i valori sono trasmessi prima di tutto dalla famiglia e dall’istituzione scolastica, finanziare deliberatamente chi propone una visione opposta a quella che la scuola dovrebbe, almeno in teoria, con fatica, costruire non sembra comunque una buona idea.

La risposta, naturalmente, non è censurare i contenuti espliciti, perché se no sarebbero da censurare anche Titanic per la scena di nudo integrale e Apocalypse Now per le immagini violente. Il punto non sono i temi, non sono sessualità e violenza, ma la chiave con cui sono trattati. Prendiamo un esempio un po’ più distante dai temi delle canzoni per comprendere meglio: si può, anzi, si deve affrontare il discorso razziale per informare su quelli che sono stati gli errori del passato da non ripetere; oppure lo si può trattare con nostalgia, come un residuo dei bei tempi andati lontani dalla contaminazione dei popoli. Nessuna delle due narrazioni è neutra, entrambe sono ideologie politiche che possono influenzare soprattutto i più giovani, ma una tende verso la pace, la cooperazione e si fonda sulla fiducia, mentre l’altra nasce dalla paura e porta all’odio, allo scontro e alle discriminazioni.

Per questo ha senso storcere il naso davanti alla partecipazione a grandi eventi pubblici da parte di Tony Effe, e di qualunque altro rapper, trapper e cantante di qualsiasi genere musicale che direttamente o indirettamente, consapevolmente o meno, diffonde un certo messaggio.

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In questo modo si spera di ruotare la prospettiva verso una visione più conciliante e paritaria del ruolo di genere, sia nella società in generale che nell’universo musicale. Soprattutto nel mondo rap e trap, dove i rapper insultano le donne a suon di “tr**a” ma al contempo fanno pressione (insieme all’industria) sulle colleghe affinché non “temano” di mostrare la propria sessualità e loro, le ragazze e le donne, in tutta risposta abbassano il capo e si spogliano, in nome più della visibilità che di una fantomatica libertà d’espressione, anche se non lo ammetterebbero mai perché compiacere lo sguardo maschile oggi significa essere una donna forte.

Ma poi, com’è che improvvisamente sono diventati tutti paladini della libertà? Se domani saltasse fuori un nuovo trapper, Big Benito, che incitasse alla difesa della razza italica, allo sterminio dei ne**i e al ruolo di natura della donna come madre, non andrebbe censurato? Ah già…

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