...Musique oblige!
Due di loro frequentano il liceo Colombo di Genova e alla musica dedicano la stessa disciplina che occorre nello studio: per i Noblige suonare non è soltanto un hobby, è una vera passione!
In molte scuole gli studenti si improvvisano musicisti. Per suonare davvero però è necessario un certo rigore: quello che i Noblige applicano alle loro composizioni ed esecuzioni. Ce ne parlano Stefano Amoretti e Fabiàn Villavicencio.
I Noblige sono nati nel gennaio del 2010. Ci raccontate come?
Un’idea di gruppo ce l’avevamo già grazie a precedenti esperienze. All’inizio eravamo in due, poi ci è venuto in mente di creare un vero e proprio gruppo in seguito ad incontri con altri musicisti, la nostra unione è stata abbastanza fortuita. Musicalmente tra tutti noi c’è una certa attinenza e una, per così dire, venerazione per la musica. Siamo riusciti a unire le nostre differenze e divergenze per creare qualcosa di nuovo.
Una storia breve ma tormentata: la vostra formazione ha visto avvicendarsi musicisti diversi, con abbandoni più o meno traumatici. Ora siete in cinque: avete trovato la coesione? Pensate di essere alla formazione stabile e definitiva?
Sì, abbiamo avuto una piccola incomprensione a livello di gusti musicali, da poco abbiamo cambiato il batterista, ma d’ora in poi speriamo di restare uniti come siamo adesso. Io, Stefano Amoretti, sono il tastierista, Fabiàn è il chitarrista, Stefano Celentano è il bassista, Sebastiano Lopez è il cantante e il batterista è Samuel Delle Piane.
Uniti sotto il nome di Noblige... Che cosa significa?
“Noblesse Oblige” da cui viene la crasi “Noblige” è un’espressione francese, letteralmente significa “la nobiltà obbliga”: gli esponenti di un ceto devono comportarsi in maniera adeguata al proprio rango. Noi abbiamo inteso il detto in chiave musicale, come intento di serietà: se suoniamo, dobbiamo dare dignità e rigore alla nostra musica.
Rigore: è questo che riesce a mettere insieme le vostre diversissime esperienze musicali? Quali sono le variegate influenze che concorrono a formare i Noblige?
Alla prima domanda rispondo: assolutamente sì! Abbiamo tutti un background diverso: la voce è molto soul e R&B, molto in contrapposizione con il batterista, più fusion. L’insieme dà una sonorità particolare che ci rende, appunto, i Noblige.
Avete parlato di R&B, soul, fusion: sono generi raramente diffusi tra i giovani liceali, come vi siete avvicinati a questi generi musicali?
Quello che ci accomuna è proprio il fatto di essere curiosi, di voler sperimentare moltissimo e di ascoltare diversi tipi di musica. Non si può dire, però, che siamo degli sperimentatori in tutto e per tutto perché, per esempio, alcuni di noi sono molto appassionati dei Beatles. In ogni caso crediamo sia necessario e sempre utile ascoltare: per questa curiosità che condividiamo siamo arrivati ad ascoltare anche questi generi solitamente poco diffusi tra i ragazzi.
E quali sono i brani tendenzialmente più apprezzati dal pubblico?
In un primo momento le cover, come Stand by me. Adesso fortunatamente iniziano a essere conosciute anche le nostre canzoni, tanto che prossimamente avremo un vero e proprio nostro disco. Noi puntiamo tantissimo su un suono pulito, “da studio”, ma di sicuro quando suoniamo il pubblico fa la maggior parte del lavoro. È un’esperienza indescrivibile sentirlo cantare le nostre canzoni!
Un album: quanto ci vorrà? Come si chiamerà?
Un nome non c’è ancora; ci sono però le dieci tracce, molte delle quali già conosciute dal nostro pubblico. Le canzoni sono state scritte come un lavoro di gruppo, con la collaborazione tra tutti i membri. L’album va un po’ fuori dagli schemi che avevamo seguito precedentemente nelle cover: la linea jazz emerge molto di più, anche se sarebbe sbagliato definirci un gruppo jazz.
Canzoni già “rodate”, quindi! Ce ne raccontate la storia?
La prima canzone in assoluto che abbiamo scritto si chiama Il Professore che è una canzone indirettamente polemica nei confronti di un insegnante che per gli studenti può essere sia amico che nemico: una figura che si ritrova in tutte le classi e quindi può essere facilmente riconosciuta dal pubblico.
Un’ultima curiosità: sentite mai la mancanza di strumenti tipici del jazz come un contrabbasso o dei fiati?
Assolutamente sì, però la nostra forza sta proprio in questo: con cinque strumenti riusciamo lo stesso a creare una sinfonia jazz-pop che rende la musica più attuale.