Se la piantina è digitale
3G: non parliamo della rete per i cellulari, ma delle iniziali di Geomatica, Gnss e Gis, che danno il nome allo spin-off universitario di cui parliamo questo mese. Cosa si nasconde dietro a queste parole e acronimi? Lo abbiamo chiesto a Tiziano Cosso, amm
Il vostro spin-off si occupa di geomatica: di cosa si tratta?
Geomatica è una parola composta e forse già la sua stessa struttura ci aiuta a capire un po' di cosa si occupa. In pratica è la disciplina in cui si applica la scienza dell'informatica allo studio della terra e in particolare della cartografia. Noi quindi effettuiamo rilievi del territorio e ne diamo una rappresentazione utilizzando gli strumenti relativamente nuovi della cartografia digitale.
Perché Gter?
Perché le nostre anime sono la geomatica, il GNSS - quello che chiamiamo normalmente GPS - e il GIS, ovvero i sistemi informativi territoriali, che consentono di gestire la cartografia digitale.
Quando è nata l'idea dello spin-off?
Ci siamo costituiti alla fine del 2010, ma abbiamo cominciato ad essere operativi ad inizio 2011. Dopo esserci specializzati in ambito universitario - alcuni di noi avevano fatto un dottorato di ricerca - ci si è posti il problema di come veicolare i prodotti della nostra ricerca. Due erano le strade possibili: continuare in ambito accademico, oppure inventarsi qualcosa. Per quanto riguarda la prima ipotesi, ci siamo resi conto che rimanere all'interno dell'università era difficile: i fondi erano sempre meno e di conseguenza anche i posti limitati. Quindi abbiamo deciso di inventarci un modo per dare sbocco ai risultati ottenuti durante gli anni di studio, facendo sì che i prodotti della nostra ricerca entrassero sul mercato.
Quali sono i vostri profili?
Noi siamo tutti ingegneri, con delle specializzazioni diverse magari, ma l'ambiente è sempre quello. Molti di noi si sono formati presso il laboratorio di geomatica dell'università, altri hanno fatto il dottorato in Scienze della terra.
E oggi com’è la vostra giornata tipo?
Dipende dalle persone. Diciamo che il cuore delle nostre attività è diviso in due: da una parte c'è il rilievo, dall'altra la rappresentazione. Chi si dedica a quest'ultimo aspetto ha una giornata lavorativa piuttosto standard, davanti al pc, dove dovrà programmare per realizzare una rappresentazione cartografica.
L’altro aspetto è quello dei rilievi sul territorio: svolgendo questa attività la giornata tipo è più dinamica e fatta di sopralluoghi. Infine non bisogna dimenticare anche l'aspetto di pubbliche relazioni, che spesso svolgo io come amministratore delegato: nello specifico ci si occupa dei contatti con i potenziali clienti.
A proposito: chi sono i vostri principali clienti?
Principalmente in questa fase sono le pubbliche amministrazioni, anche se come bacino d'utenza in realtà siamo piuttosto trasversali. Da poco abbiamo cominciato ad avere contatti frequenti con aziende e imprenditori che hanno esigenze di gestione del territorio dal loro punto di vista. Pensiamo ad esempio alle aziende di distribuzione che devono gestire flotte di mezzi: la nostra attività può tornargli utile. Oppure le aziende che monitorano l'impatto ambientale delle loro attività: anche loro sono nel nostro range di clienti.
Tra i progetti che avete svolto ce n’è qualcuno cui siete legati?
C'è un progetto a cui lavoriamo dall'inizio che ci sembra molto interessante: è un sistema di gestione cartografica a supporto della ricerca dispersi. Abbiamo già fatto una serie di esercitazioni con i soccorsi alpini e i vigili del fuoco: si tratta di un prodotto ancora in fase di sviluppo, ma è quello a cui teniamo di più perché ci lavoriamo dall'inizio e vediamo un progetto quasi finito che ci sembra abbia potenzialità molto buone. L’obiettivo è quello di utilizzare tecnologie un po' più innovative per un settore in cui si usa ancora principalmente la carta. Immaginate la possibilità di utilizzare un supporto informatico che consenta di visualizzare la zona di intervento, quindi i sentieri, le strade accessibili, il livello del terreno, le zone più impervie. Quello che conta, però, è anche il tempo, la vera discriminante: bisogna fare in modo che le operazioni avvengano velocemente. Il nostro prodotto è in grado anche di simulare i comportamenti del disperso: indicando sulla mappa il punto in cui è stato rintracciato per l'ultima volta, il programma ti indica quali sono le zone in cui si potrebbe trovare con maggiore probabilità.
Geomatica è una parola composta e forse già la sua stessa struttura ci aiuta a capire un po' di cosa si occupa. In pratica è la disciplina in cui si applica la scienza dell'informatica allo studio della terra e in particolare della cartografia. Noi quindi effettuiamo rilievi del territorio e ne diamo una rappresentazione utilizzando gli strumenti relativamente nuovi della cartografia digitale.
Perché Gter?
Perché le nostre anime sono la geomatica, il GNSS - quello che chiamiamo normalmente GPS - e il GIS, ovvero i sistemi informativi territoriali, che consentono di gestire la cartografia digitale.
Quando è nata l'idea dello spin-off?
Ci siamo costituiti alla fine del 2010, ma abbiamo cominciato ad essere operativi ad inizio 2011. Dopo esserci specializzati in ambito universitario - alcuni di noi avevano fatto un dottorato di ricerca - ci si è posti il problema di come veicolare i prodotti della nostra ricerca. Due erano le strade possibili: continuare in ambito accademico, oppure inventarsi qualcosa. Per quanto riguarda la prima ipotesi, ci siamo resi conto che rimanere all'interno dell'università era difficile: i fondi erano sempre meno e di conseguenza anche i posti limitati. Quindi abbiamo deciso di inventarci un modo per dare sbocco ai risultati ottenuti durante gli anni di studio, facendo sì che i prodotti della nostra ricerca entrassero sul mercato.
Quali sono i vostri profili?
Noi siamo tutti ingegneri, con delle specializzazioni diverse magari, ma l'ambiente è sempre quello. Molti di noi si sono formati presso il laboratorio di geomatica dell'università, altri hanno fatto il dottorato in Scienze della terra.
E oggi com’è la vostra giornata tipo?
Dipende dalle persone. Diciamo che il cuore delle nostre attività è diviso in due: da una parte c'è il rilievo, dall'altra la rappresentazione. Chi si dedica a quest'ultimo aspetto ha una giornata lavorativa piuttosto standard, davanti al pc, dove dovrà programmare per realizzare una rappresentazione cartografica.
L’altro aspetto è quello dei rilievi sul territorio: svolgendo questa attività la giornata tipo è più dinamica e fatta di sopralluoghi. Infine non bisogna dimenticare anche l'aspetto di pubbliche relazioni, che spesso svolgo io come amministratore delegato: nello specifico ci si occupa dei contatti con i potenziali clienti.
A proposito: chi sono i vostri principali clienti?
Principalmente in questa fase sono le pubbliche amministrazioni, anche se come bacino d'utenza in realtà siamo piuttosto trasversali. Da poco abbiamo cominciato ad avere contatti frequenti con aziende e imprenditori che hanno esigenze di gestione del territorio dal loro punto di vista. Pensiamo ad esempio alle aziende di distribuzione che devono gestire flotte di mezzi: la nostra attività può tornargli utile. Oppure le aziende che monitorano l'impatto ambientale delle loro attività: anche loro sono nel nostro range di clienti.
Tra i progetti che avete svolto ce n’è qualcuno cui siete legati?
C'è un progetto a cui lavoriamo dall'inizio che ci sembra molto interessante: è un sistema di gestione cartografica a supporto della ricerca dispersi. Abbiamo già fatto una serie di esercitazioni con i soccorsi alpini e i vigili del fuoco: si tratta di un prodotto ancora in fase di sviluppo, ma è quello a cui teniamo di più perché ci lavoriamo dall'inizio e vediamo un progetto quasi finito che ci sembra abbia potenzialità molto buone. L’obiettivo è quello di utilizzare tecnologie un po' più innovative per un settore in cui si usa ancora principalmente la carta. Immaginate la possibilità di utilizzare un supporto informatico che consenta di visualizzare la zona di intervento, quindi i sentieri, le strade accessibili, il livello del terreno, le zone più impervie. Quello che conta, però, è anche il tempo, la vera discriminante: bisogna fare in modo che le operazioni avvengano velocemente. Il nostro prodotto è in grado anche di simulare i comportamenti del disperso: indicando sulla mappa il punto in cui è stato rintracciato per l'ultima volta, il programma ti indica quali sono le zone in cui si potrebbe trovare con maggiore probabilità.