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Occhi ad energia solare

Dai laboratori di ricerca medico-scientifica non escono più solo dati, ma anche start up. Avviarne una può significare cogliere opportunità di finanziamento rivolte alle imprese più piccole e innovative. È il caso di On_Iris, che produce retine artifici

13 febbraio 2014di Bianca Bellini
Nel caso di On_Iris tutto ha avuto inizio nel più classico dei modi: una collaborazione tra due dipartimenti, quello di Neuroscienze di Genova e quello di Nanoscienze dell’Istituto italiano di tecnologia di Milano. Incroci gli studi sul sistema nervoso con quelli sui polimeri fotovoltaici e sul loro uso nelle celle solari per provare a scoprire come stimolare i neuroni con la sola luce. Il risultato potrebbe aiutare milioni di pazienti affetti da cecità e ha trovato spazio sulle pagine di Nature, prestigiosa rivista scientifica.
«Abbiamo tentato di capire se fosse possibile creare un’interfaccia tra i materiali fotovoltaici e le cellule nervose, con l’idea di potere attivare, grazie alla luce, i neuroni – spiega Fabio Benfenati, Direttore del dipartimento Neuroscienze e Tecnologie del cervello dell’Istituto italiano di tecnologia – Questo esperimento ha avuto successo, così siamo passati all’idea di applicare l’interfaccia alla retina, con l’obiettivo di intervenire sulle retine con fotorecettori degenerati, che non sono più sensibili alla luce. Non si può parlare tuttavia di un recupero integrale della vista: quella che stiamo sperimentando è una ritrovata sensibilità alla luce». Il target, dunque, è costituito dalle persone affette da alcune patologie dell’occhio; la più nota tra queste è la retinite pigmentosa che si presenta su un nato ogni 3600. Includendo anche le altre malattie che causano la degenerazione dei fotorecettori, in Italia circa 30mila persone potrebbero beneficiare di questa protesi; nel mondo trenta milioni. Un’alternativa alle attuali terapie che potrebbe aiutare molti ipo e non-vedenti e che, in termini economici, interesserebbe un vasto mercato.
Ma come sostenere economicamente, almeno nella fase iniziale, un processo tanto complesso senza avere fin da subito un’industria alle spalle? Qui entra in gioco la start up, l’operazione di avvio di un’impresa di dimensioni ridotte, ma molto innovativa. On_Iris nel 2013 partecipa a Smart Cup Liguria, dove vince. Il progetto, così, arriva al Premio nazionale innovazione e anche qui è vittorioso. Il successo, in queste due occasioni, equivale a preziosi incentivi per dare inizio all’attività imprenditoriale.
Al termine della fase di sperimentazione sugli animali, che finora ha consentito di osservare un recupero da parte dei “pazienti” della sensibilità alla luce. Spiega il neurologo, «si potrà passare a impiantare la retina artificiale su un gruppo ristretto di pazienti per avere la prima prova che funzioni. Ci vorranno tra i 3 e i 5 anni. È un progetto che vede impegnati giovani ricercatori, sia dottorandi che postdoc. Finora alcuni sono stati pagati con fondi come quelli avuti da Telethon e dall’Unione europea; negli anni a venire gli incentivi per la start up On_Iris ci consentiranno di coprire proprio questi costi».
Al termine di questi cinque anni, infatti, On_Iris, con un investimento stimato di un milione e mezzo di euro e dopo aver trovato un partner industriale, sarà finalmente pronta per essere lanciata sul mercato. Dal laboratorio si passa a fare impresa, così il ricercatore diventa anche un po’ imprenditore. Che sia questo il precorso da seguire per consentire ai progetti di ricerca sviluppati in ambito universitario di proseguire? Per favorire la nascita di nuove e innovative aziende? Stando alla quantità di spin-off accademici e di bandi rivolti alle start up, sembra essere questo il futuro della ricerca.
«Non mi sarei mai immaginato imprenditore in un’azienda che produce retine artificiali – conclude il professor Benfenati – e in effetti non lo sarò mai davvero. Io continuerò a occuparmi della ricerca. Considero, però, questa collaborazione imprenditoriale un’esperienza nuova, stimolante. È sempre edificante intraprendere nuovi percorsi».
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