Intervista ai Gaslight Anthem e ai Bayside, live a Milano!
Il 10 novembre, all'Alcatraz di Milano è andato in scena un vero e proprio spettacolo nello spettacolo.
Sono mesi che vado a concerti in cui vedo persone quasi più prese a fare foto e video che a viversi il concerto in quanto esperienza vera e propria. Siamo sempre più fissati con l'imprimere nella memoria dei nostri cellulari delle tracce di quelle che sono le esperienze che abbiamo vissuto distrattamente che non ci accorgiamo di lasciar sfuggire quel “diem” tanto caro ai latini.
Qualche giorno fa, invece, al concerto dei Gaslight Anthem, aperto dai Bayside, ho assistito ad un vero e proprio miracolo della musica: i cellulari alzati in aria erano pochissimi e abbiamo visto più persone trasportate dalla folla che dalla volontà di postare sui social le loro foto e i loro video del concerto.
Ma del resto stiamo parlando di band seguite da anni da persone che preferiscono godersi al cento per cento il momento tanto atteso che lasciarsi sfuggire anche una sola occasione di pogare nel bel mezzo del parterre.
Non a caso stiamo parlando di rock and roll e di punk, e penso di aver già detto abbastanza.
Abbiamo avuto l'occasione di parlare con Alex Rosamilia dei Gaslight Anthem e con Anthony Raneri dei Bayside.
Ecco cosa ci ha detto Alex dei Gaslight Anthem.
Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?
Onesta, meditata e rock'n'roll!
Quali sono le vostre influenze artistiche, non solo in musica, ma in generale?
Ce ne sono molte, dipende dal giorno! Ascolto moltissima musica: le ultime ore le ho spese ascoltando di tutto dal mio computer! Per oggi posso azzardarmi a rispondere band come Joy Division, the Smiths, i Cure, che hanno una grande influenza su di me... Roxy Music e questo tipo di musica. Ma è solo per oggi: chissà cosa porterà domani!
Cosa pensi dell'Italia e dei vostri fan italiani?
Amo l'Italia! Ho antenati italiani: mi sento in parte italiano! Mia sorella ha la cittadinanza italiana: è sposata con un ragazzo di Torino... diciamo che ce l'ho nel sangue! Amo questo posto: mi ricorda di quando ero piccolo, crescendo con mia nonna!
Cosa pensi dell'attuale situazione dell'industria musicale?
Non penso che sia così negativa come tutti cercano di far vedere. Si tratta di un periodo di transizione: stanno imparando come gestire quello che sta succedendo. Siamo passati dal possesso delle copie fisiche allo streaming e al download! Stanno piano piano capendo come riuscire ad uscirne vivi: stanno cominciando a tenere in conto gli ascolti di Spotify per le classifiche; stanno usando Youtube come una strada per riuscire a farcela, così come prima c'era Mtv, adesso c'è Youtube. Riusciranno a capirci qualcosa: siamo in un periodo in cui tentare diverse soluzioni e sono certo che troveremo la migliore.
Qual è il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di farsi conoscere attraverso la sua musica?
Suonare. Suonare e andare in tour, salire sul pullmino e non tornare a casa.
Qual'è l'esperienza più emozionante capitata nella tua carriera fino ad ora?
Non penso di poter scegliere un unico momento. Questo tour stesso è stato bello intenso, per esempio, sin dall'inizio. Non penso potrei dire che c'è stato un unico momento in cui avrei potuto dire “questo è davvero il migliore di tutti!”. Potrei dirti che capita almeno due volte per tour... sai, magari un giorno penso “questa è la cosa più figa che mi è mai successa” e poi, solo tre giorni dopo succede qualcos'altro... è un bene!
Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il futuro prossimo?
Ancora tour! In inverno andiamo in Australia, in primavera gli Stati Uniti e poi torneremo qui in Europa in estate.
Cosa ci puoi dire della storia dietro “Get Hurt”, quando lo stavate registrando? Qualche aneddoto simpatico?
Non siamo quel tipo di band, specie quando dobbiamo registrare: ci focalizziamo molto sulle registrazioni! Non usciamo: ci svegliamo, guidiamo fino allo studio, lavoriamo, torniamo a casa e di nuovo da capo il giorno successivo!
Qual è il vostro processo creativo per le vostre canzoni? C'è una routine?
Il processo cambia, ed è cambiato specialmente per questo album: abbiamo iniziato a lavorare diversamente rispetto al passato. Di solito iniziavamo le canzoni con delle chitarre, ora ci sono delle tracce che iniziano con il piano e la melodia vocale! Stiamo provando cose che normalmente non facevamo: il processo creativo è cambiato durante l'ultimo periodo. Sì, potrebbe essere visto come un mezzo azzardo, ma è stato tutto positivo e non una cosa così negativa, alla fine!
Anthony Raneri, dei Bayside, invece ci ha raccontato un po' la sua esperienza artistica così.
Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?
Ci definiamo una punk band, ma pensiamo che oltre ad essere una punk band siamo anche molto “accattivanti”, penso! Cerchiamo di lavorare molto su musica, melodie e testi!
Qual'è la storia dietro “Cult” e qual è il processo creativo per le vostre canzoni?
“Cult” è il nostro sesto disco e il nostro processo creativo solitamente inizia quando siamo in tour: mi viene in mente una melodia, un'idea, la registro nel mio telefono, canticchiandola e poi, quando vado a casa e mi siedo per scrivere le canzoni, scorro tra tutte quelle idee accumulate e trovo le migliori per farle diventare delle canzoni. A casa, lavoro solo io con la chitarra, poi mando le prove alla band e ci iniziano a lavorare, poi ci ritroviamo e la suoniamo!
Cosa pensi dell'Italia e dei vostri fan italiani?
Amo l'Italia! La adoro, assolutamente! La mia intera famiglia viene dall'Italia: I miei nonni e tutti dal lato della famiglia di mia madre sono nati qui. La mia famiglia si è trasferita in Argentina, mia madre è nata là, ma sono tutti italiani. È una bellissima terra: le persone sono spettacolari, il cibo, poi, è il migliore, ovviamente!
Quali sono le vostre influenze artistiche, non solo musicali, ma in generale?
A livello musicale, ovviamente, ce ne sono molte: i Nirvana e gli Smiths sono tra le mie band preferite. Amo cantare: è la parte che preferisco dell'esibirmi e del fare musica, prendo il cantare e la mia voce molto seriamente. Molte persone che ammiro sono dei vocalist, I crooner, come Dean Martin! Ammiro quel tipo di artisti e mi piacerebbe portare molto di loro nella mia voce.
Cosa pensi della situazione attuale dell'industria musicale e quale sarebbe il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di diventare conosciuto grazie alla sua musica?
L'attuale situazione nell'industria musicale è abbastanza difficile: ci sono moltissime cose che stanno cambiando e sta diventando sempre più difficile riuscire a capire come guadagnarci. Fortunamente siamo stati in grado di affermarci come band prima che le cose cambiassero drasticamente: abbiamo una carriera, abbiamo una fanbase, e siamo in grado di vivere di tutto il lavoro che abbiamo fatto finora. Per le band che iniziano adesso è molto, ma molto più difficile riuscire a capire come sopravvivere, come vivere di musica, come diventare popolari. Il miglior consiglio che posso dare è che la musica parla più forte di qualsiasi altra cosa. Incontro band in continuazione e conosco band che spendono un'ora a scrivere la loro musica e le restanti ventitre a cercare persone che ascoltino le loro canzoni. Se capovolgi la situazione, se spendi tutto il tuo tempo cercando di scrivere la canzone migliore che puoi, non devi trovare nessuno: loro troveranno te! Ci sono band che impiegano dieci anni ad avere una fanbase, provando, provando e riprovando ad avere delle persone che ascoltino la loro musica e ci sono band che in una notte diventano famose solo perché le loro canzoni hanno davvero parlato al pubblico.
L'esperienza più emozionante della tua carriera finora?
Questa è una domanda difficile! Il nostro ultimo tour negli Stati Uniti è stato particolarmente importante per noi: abbiamo fatto dei tour più grandi là, ma è stato il tour più grande che abbiamo mai fatto ed ogni concerto era sold out. Per noi, andare nei locali ogni giorno e non preoccuparci se sarebbe venuta abbastanza gente o meno, sapere che comunque sarebbe andata, sarebbe stata una grande serata... è davvero una sensazione incredibile!
Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il prossimo futuro?
Saremo a casa per le vacanze e poi, il prossimo anno, faremo un tour negli States e poi speriamo di tornare in Europa, il prossimo anno, per il nostro primo tour come headliner!
Sono mesi che vado a concerti in cui vedo persone quasi più prese a fare foto e video che a viversi il concerto in quanto esperienza vera e propria. Siamo sempre più fissati con l'imprimere nella memoria dei nostri cellulari delle tracce di quelle che sono le esperienze che abbiamo vissuto distrattamente che non ci accorgiamo di lasciar sfuggire quel “diem” tanto caro ai latini.
Qualche giorno fa, invece, al concerto dei Gaslight Anthem, aperto dai Bayside, ho assistito ad un vero e proprio miracolo della musica: i cellulari alzati in aria erano pochissimi e abbiamo visto più persone trasportate dalla folla che dalla volontà di postare sui social le loro foto e i loro video del concerto.
Ma del resto stiamo parlando di band seguite da anni da persone che preferiscono godersi al cento per cento il momento tanto atteso che lasciarsi sfuggire anche una sola occasione di pogare nel bel mezzo del parterre.
Non a caso stiamo parlando di rock and roll e di punk, e penso di aver già detto abbastanza.
Abbiamo avuto l'occasione di parlare con Alex Rosamilia dei Gaslight Anthem e con Anthony Raneri dei Bayside.
Ecco cosa ci ha detto Alex dei Gaslight Anthem.
Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?
Onesta, meditata e rock'n'roll!
Quali sono le vostre influenze artistiche, non solo in musica, ma in generale?
Ce ne sono molte, dipende dal giorno! Ascolto moltissima musica: le ultime ore le ho spese ascoltando di tutto dal mio computer! Per oggi posso azzardarmi a rispondere band come Joy Division, the Smiths, i Cure, che hanno una grande influenza su di me... Roxy Music e questo tipo di musica. Ma è solo per oggi: chissà cosa porterà domani!
Cosa pensi dell'Italia e dei vostri fan italiani?
Amo l'Italia! Ho antenati italiani: mi sento in parte italiano! Mia sorella ha la cittadinanza italiana: è sposata con un ragazzo di Torino... diciamo che ce l'ho nel sangue! Amo questo posto: mi ricorda di quando ero piccolo, crescendo con mia nonna!
Cosa pensi dell'attuale situazione dell'industria musicale?
Non penso che sia così negativa come tutti cercano di far vedere. Si tratta di un periodo di transizione: stanno imparando come gestire quello che sta succedendo. Siamo passati dal possesso delle copie fisiche allo streaming e al download! Stanno piano piano capendo come riuscire ad uscirne vivi: stanno cominciando a tenere in conto gli ascolti di Spotify per le classifiche; stanno usando Youtube come una strada per riuscire a farcela, così come prima c'era Mtv, adesso c'è Youtube. Riusciranno a capirci qualcosa: siamo in un periodo in cui tentare diverse soluzioni e sono certo che troveremo la migliore.
Qual è il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di farsi conoscere attraverso la sua musica?
Suonare. Suonare e andare in tour, salire sul pullmino e non tornare a casa.
Qual'è l'esperienza più emozionante capitata nella tua carriera fino ad ora?
Non penso di poter scegliere un unico momento. Questo tour stesso è stato bello intenso, per esempio, sin dall'inizio. Non penso potrei dire che c'è stato un unico momento in cui avrei potuto dire “questo è davvero il migliore di tutti!”. Potrei dirti che capita almeno due volte per tour... sai, magari un giorno penso “questa è la cosa più figa che mi è mai successa” e poi, solo tre giorni dopo succede qualcos'altro... è un bene!
Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il futuro prossimo?
Ancora tour! In inverno andiamo in Australia, in primavera gli Stati Uniti e poi torneremo qui in Europa in estate.
Cosa ci puoi dire della storia dietro “Get Hurt”, quando lo stavate registrando? Qualche aneddoto simpatico?
Non siamo quel tipo di band, specie quando dobbiamo registrare: ci focalizziamo molto sulle registrazioni! Non usciamo: ci svegliamo, guidiamo fino allo studio, lavoriamo, torniamo a casa e di nuovo da capo il giorno successivo!
Qual è il vostro processo creativo per le vostre canzoni? C'è una routine?
Il processo cambia, ed è cambiato specialmente per questo album: abbiamo iniziato a lavorare diversamente rispetto al passato. Di solito iniziavamo le canzoni con delle chitarre, ora ci sono delle tracce che iniziano con il piano e la melodia vocale! Stiamo provando cose che normalmente non facevamo: il processo creativo è cambiato durante l'ultimo periodo. Sì, potrebbe essere visto come un mezzo azzardo, ma è stato tutto positivo e non una cosa così negativa, alla fine!
Anthony Raneri, dei Bayside, invece ci ha raccontato un po' la sua esperienza artistica così.
Come descriveresti la vostra musica a qualcuno che non ha mai sentito le vostre canzoni?
Ci definiamo una punk band, ma pensiamo che oltre ad essere una punk band siamo anche molto “accattivanti”, penso! Cerchiamo di lavorare molto su musica, melodie e testi!
Qual'è la storia dietro “Cult” e qual è il processo creativo per le vostre canzoni?
“Cult” è il nostro sesto disco e il nostro processo creativo solitamente inizia quando siamo in tour: mi viene in mente una melodia, un'idea, la registro nel mio telefono, canticchiandola e poi, quando vado a casa e mi siedo per scrivere le canzoni, scorro tra tutte quelle idee accumulate e trovo le migliori per farle diventare delle canzoni. A casa, lavoro solo io con la chitarra, poi mando le prove alla band e ci iniziano a lavorare, poi ci ritroviamo e la suoniamo!
Cosa pensi dell'Italia e dei vostri fan italiani?
Amo l'Italia! La adoro, assolutamente! La mia intera famiglia viene dall'Italia: I miei nonni e tutti dal lato della famiglia di mia madre sono nati qui. La mia famiglia si è trasferita in Argentina, mia madre è nata là, ma sono tutti italiani. È una bellissima terra: le persone sono spettacolari, il cibo, poi, è il migliore, ovviamente!
Quali sono le vostre influenze artistiche, non solo musicali, ma in generale?
A livello musicale, ovviamente, ce ne sono molte: i Nirvana e gli Smiths sono tra le mie band preferite. Amo cantare: è la parte che preferisco dell'esibirmi e del fare musica, prendo il cantare e la mia voce molto seriamente. Molte persone che ammiro sono dei vocalist, I crooner, come Dean Martin! Ammiro quel tipo di artisti e mi piacerebbe portare molto di loro nella mia voce.
Cosa pensi della situazione attuale dell'industria musicale e quale sarebbe il tuo consiglio per qualcuno che sta cercando di diventare conosciuto grazie alla sua musica?
L'attuale situazione nell'industria musicale è abbastanza difficile: ci sono moltissime cose che stanno cambiando e sta diventando sempre più difficile riuscire a capire come guadagnarci. Fortunamente siamo stati in grado di affermarci come band prima che le cose cambiassero drasticamente: abbiamo una carriera, abbiamo una fanbase, e siamo in grado di vivere di tutto il lavoro che abbiamo fatto finora. Per le band che iniziano adesso è molto, ma molto più difficile riuscire a capire come sopravvivere, come vivere di musica, come diventare popolari. Il miglior consiglio che posso dare è che la musica parla più forte di qualsiasi altra cosa. Incontro band in continuazione e conosco band che spendono un'ora a scrivere la loro musica e le restanti ventitre a cercare persone che ascoltino le loro canzoni. Se capovolgi la situazione, se spendi tutto il tuo tempo cercando di scrivere la canzone migliore che puoi, non devi trovare nessuno: loro troveranno te! Ci sono band che impiegano dieci anni ad avere una fanbase, provando, provando e riprovando ad avere delle persone che ascoltino la loro musica e ci sono band che in una notte diventano famose solo perché le loro canzoni hanno davvero parlato al pubblico.
L'esperienza più emozionante della tua carriera finora?
Questa è una domanda difficile! Il nostro ultimo tour negli Stati Uniti è stato particolarmente importante per noi: abbiamo fatto dei tour più grandi là, ma è stato il tour più grande che abbiamo mai fatto ed ogni concerto era sold out. Per noi, andare nei locali ogni giorno e non preoccuparci se sarebbe venuta abbastanza gente o meno, sapere che comunque sarebbe andata, sarebbe stata una grande serata... è davvero una sensazione incredibile!
Dopo questo tour quali sono i vostri piani per il prossimo futuro?
Saremo a casa per le vacanze e poi, il prossimo anno, faremo un tour negli States e poi speriamo di tornare in Europa, il prossimo anno, per il nostro primo tour come headliner!