Alla scoperta di "Giochi di Maschera" di Luca Masperone
Chi è Luca Masperone e come ti descriveresti a chi ancora non ti conosce?
Luca Masperone è un cantautore rock appassionato di musica e di scrittura: i miei progetti cercano di lavorare su entrambi i fronti, molto sul lato musicale, molto sul lato del testo, per raccontare delle storie e comunicare delle idee o delle emozioni. Sono chitarrista, cerco di sviluppare l'arrangiamento dei brani in modo che possano dire qualcosa a chi è appassionato di musica e non solo di canzoni!
Cosa ci puoi dire del “dietro le quinte” in studio del tuo album “Giochi di Maschera”? Come è nato questo primo album da solista?
Prima ho conosciuto Bob Callero, il bassista e il co-arrangiatore dell'album. Io ho scritto tutti i testi e le musiche, dopodichè dal mio incontro con Bob è nata la volontà di Bob di lavorare al progetto e quindi abbiamo fatto quattro mesi a casa sua ad arrangiare insieme le canzoni. “Qui mettiamo un pianoforte, qui mettiamo l'oboe, l'oboe fa così... la batteria a tempo col basso fa cosà” e sono nati questi arrangiamenti. Dopodichè siamo andati in studio di registrazione; a quel punto è entrato in gioco Marco Canepa, produttore artistico dell'album, ma anche ingegnere del suono e musicista dell'album visto che suona tutte le parti di elettronica presenti nel disco. Diciamo che è nato un po' come nascevano gli album una volta: ogni musicista ha coltivato le parti che gli avevamo già scritto, ampliandole... ho lasciato libertà totale a tutti perché avevo la necessità di sentire della musica sull'album: se il pianoforte sviluppava un certo tema e lo suonava ogni volta che cantavo il ritornello, per me era una cosa molto bella e molto funzionale! Per chiudere il mastering dell'album, quando si lavora alla purezza dei suoni e si sistemano i volumi eccetera, eccetera, l'abbiamo fatta a Berlino perché Marco Canepa lavora da molti anni insieme a un tecnico di Berlino che lavora per la Sony tedesca, Stefan Noltemeyer. Gli arrangiamenti sono nati in casa di Bob, le registrazioni e il missaggio in studio da Marco Canepa e il mastering a Berlino.
Oltre che cantautore ho letto che sei giornalista: qual è stato il tuo percorso e come vivi queste due facce di una stessa medaglia, visto che si tratta sempre di raccontare storie, in un modo o nell'altro?
Esatto, questo è sicuramente il punto chiave: molti mi chiedono come faccia ad essere sia cantautore che giornalista, ma il fatto è che in entrambi i ruoli si raccontano storie, spiegano emozioni, fanno approfondimenti. La musica, il giornalismo, la letteratura, il cinema sono tutte arti che hanno lo stesso fine, quello di comunicare o delle idee o delle sensazioni: le trovo complementari e non ho problemi a farle coesistere quotidianamente.
Il mio percorso nasce, da un punto di vista musicale, sin dall'infanzia: già quando ero bambino compravo i cd quando ero alle elementari e ogni qualvolta mi si chiedesse cosa avrei voluto come regalo rispondevo “dischi”. A dodici anni ho iniziato a suonare la chitarra classica, ho proseguito la classica, aggiunto l'acustica per poi innamorarmi dell'elettrica con i vari Pink Floyd, Queen, Dire Straits e ho continuato a coltivarle tutte. Contemporaneamente grazie all'amore per la scrittura e per la letteratura ho cominciato a scrivere le mie cose che poi sono diventate canzoni, articoli, racconti e cose varie. Ho lavorato poi sull'interpretazione per dare ai pezzi un'interpretazione un po' da attore, senza esagerare perché nella musica se calchi troppo, secondo me, il risultato è poco efficace. Ho continuato poi a scrivere e mi sono ritrovato a scrivere per riviste, a scrivere libri e persino fare comunicazione d'impresa, che può essere un'attività meno artistica ma è legata comunque molto all'inventiva. Secondo me le cose convivono tranquillamente e ogni cosa richiede il proprio linguaggio e una certa creatività, quindi a seconda dei casi bisogna dosare le due cose!
Quali sono i tuoi consigli per chi sta capendo che vorrebbe intraprendere un percorso musicale e quali le tue dritte per evitare che sia un girovagare vano?
Esatto, ecco: evitare che sia un girovagare vano!
La musica è ampia: sia l'ambiente musicale, che i generi musicali, sono infiniti ed è molto facile perdersi; anche solo arrivare alla comprensione vera e totale di uno strumento non è esattamente semplice. Il mio consiglio è sicuramente quello di cercare di capire dove si vuole arrivare con la musica e cosa si vuole fare con la musica. Uno potrebbe avere come obiettivo, non lo so... un chitarrista vuole imparare alla perfezione il linguaggio del blues, oppure un altro potrebbe avere come obiettivo quello di andare in radio con un singolo. A seconda di quale sia l'obiettivo ci sono infinite cose da fare, ma che tutto sommato potrebbero essere dispersive, quindi magari quello che vuole conoscere il linguaggio del blues deve concentrarsi su tutto quello che è la storia e il mondo del genere musicale nel particolare per padroneggiare quella cosa senza perdersi tra millemila generi e poi non arrivare a comprenderne nemmeno uno. Quello che vuole andare in radio deve sapere esattamente quali sono i criteri con cui le radio selezionano i brani, quali sono gli arrangiamenti che non passeranno mai, a prescindere dal brano e quali invece le cose che devono esserci per forza, altrimenti il brano non passa!
Il consiglio è quello di capire quale sia l'obiettivo; una volta capito l'obiettivo fare tutto il possibile per conquistarlo, senza disperdersi, perlomeno all'inizio, facendo altre cose, altrimenti si rischia davvero di metterci mille anni e non arrivare da nessuna parte!
C'è una domanda che non ti hanno ancora fatto e a cui tu vorresti rispondere per parlare di qualcosa che ti sta a cuore?
Wow! Se avessi saputo che mi facevi questa domanda mi sarei preparato qualcosa di interessante! Bellissima domanda, mi trovi vagamente impreparato...
Ho davanti il disco fisico del mio cd e una cosa di cui si è parlato poco è l'artwork dell'album, del concept non solo della copertina, ma anche del libretto.
La foto della copertina è opera di un fotografo di Roma che si chiama David Schivo che ha pensato di utilizzare le mie origini genovesi e al fatto che il mio album in parte nasce dall'ispirazione ricevuta dal cantautorato genovese per sottolineare le mie radici. Un passato che, in modo molto umile, viene spolverato e riproposto in chiave contemporanea: lui ha avuto l'idea, che poi abbiamo sviluppato insieme, di avere un'antica cartina di Genova (con vie antiche che, in alcuni casi non esistono nemmeno più) che viene messa come sfondo a tutto il libretto.