Musica

Niente che non va

Nuovo almeno in parte, più positivo sicuramente; dietro all’ultimo album di Coez ci sono molti cambiamenti

22 ottobre 2015di Redazione

Qual è il messaggio  che vuoi far arrivare attraverso l’artwork del disco?

Proprio che non c’è “niente che non va”, nonostante i mostriche mi gravitano  intorno. Ci sono un pipistrello, una donna diavolo, uno smile aperto in due, un teschio e un jet che spunta  da lontano,  l’unica cosa  positiva che c’è...

Il  pensare  positivo  sembra essere  il leit  motiv che caratterizza l’album, anche per le canzoni d’amore...

È il mio primo disco un po’ più positivo degli altri; se uno conosce la mia discografia sa che questo per me è un grande passo avanti!

Niente che non va non è un album hip hop: ti sta un po’ stretta questa  etichetta da rapper?

Sicuramente non  posso  più essere definito rapper  o,  perlomeno, non solo rapper! Quando in radio mi presentano come “il rapper  Coez” mi sento un po’ a disagio:  c’è una parte del mio pubblico che apprezza  i miei dischi hip hop – che non rinnego affatto, però  ormai sono quasi più conosciuto per le cose nuove. Non è che la sento  stretta: quella  del rapper  mi sembra  proprio sbagliata come definizione; il fatto che poi io possa anche rappare è un’altra questione.

Che  consigli ti sentiresti di dare a un giovane che vorrebbe intraprendere il percorso musicale?

Quest’inverno ho fatto una serie di incontri  nelle scuole in cui ho conosciuto  tra i 700 e gli 800 alunni e ho potuto  constatare come il più grosso  problema, spesso, sia il contesto familiare dal quale  esci fuori. Un minimo di cultura di base, che ti viene data dalla famiglia, ci deve  stare. Ho trovato veramente grosse barriere nelle scuole un  po’ più periferiche: persone che avevano difficoltà nell’esprimersi, nello scrivere. Questo è il punto di partenza. A livello più pragmatico non gli augurerò  mai di fare quello che ho fatto io! Scherzi  a  parte, secondo   me  non ci sono consigli da dare: all’inizio soprattutto divertirsi! Quando ho  iniziato,mentre suonavo e scrivevo andavo a lavorare,  avevo un mestiere; effettivamente poi in quel mestiere ero una zappa, a fare musica ero un po’ più bravo e mi sono attaccato a questo.

 

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