Musica

Un tête-à-tête con Peligro

02 maggio 2016di Chiara Colasanti

Cosa vuol dire voler intraprendere questa carriera artistica nel 2016, con tutti gli annessi e connessi legati ai social, alla concorrenza non professionale e a tutto quello che ruota attorno alla music industry?

Per come la vedo io, decidere di intraprendere una carriera di questo tipo vuol dire, innanzitutto, fare una grande presa di coscienza: fare musica nel 2016 è fin troppo facile, farla seriamente è fin troppo difficile. Bisogna prendere atto del fatto che, per farla in maniera professionale, servano impegno, dedizione, tempo e una buona dose di propensione ad accettare delusioni e porte chiuse in faccia.

Come nascono le tue canzoni?

Dalla vita. Cerco stimoli nelle cose che mi accadono ogni giorno e che mi danno delle emozioni… sono linfa vitale per me, per scrivere canzoni.

Il consiglio che ti sentiresti di dare a chi inizia a muovere i primi passi nel mondo della musica e quello che non vorresti sentirti più dare? 

Il consiglio che mi sentirei di dare è di studiare, conoscere la music industry e gli attori che vi operano. Se non si conosce lo scenario in cui ci si va a mettere in gioco si corre il rischio di sprecare tantissime risorse ed energie, come ho fatto io per anni. Se c’è una cosa che non vorrei più sentirmi dire è che dovrei suonare come qualcun altro. Non sono refrattario ai consigli, anche se non sempre mi è facile accettarli, ma credo che per chi fa musica sia terribile sentirsi dire di dover suonare come un collega, o almeno è così per me.

C’è una domanda che nessuno ti ha mai fatto durante le interviste e a cui vorresti rispondere per parlare di qualcosa che ti sta a cuore?

Facciamo che approfitto di questo spazio per dire una cosa per me importante: spero con tutto me stesso che chi ascolta la mia musica possa sentire in essa tutto il cuore e la passione che metto. Per me è la cosa più importante in assoluto.

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