Musica

A tu per tu con Il Santo

08 giugno 2016di Chiara Colasanti

Perché la decisione di passare a un nome d'arte?
In realtà si tratta di un soprannome, apocope del mio cognome, che da sempre in molti utilizzano per chiamarmi. Mi sento molto a fuoco in questo disco. Volevo siglarlo in modo più simbolico ed evocativo. La mia maschera per cantare la mia visione.

Quali sono le sue speranze per il futuro a breve termine e quali invece i sogni nel cassetto?
Diffondere il più possibile le canzoni di “Magarìa” e poterlo fare dal vivo. Il live è la mia dimensione preferita. Adesso ho una band composta da meravigliosi musicisti, quindi la dimensione è diventata perfetta. Sogni nel cassetto idem. O viaggiare nello spazio, verso la Luna o Marte. Ma non fuori dal sistema solare.

Quale opera della Tragedia Greca l’ha colpita maggiormente?
Tutto il ciclo di Edipo scritto da Sofocle. Quanto il particolare riesce a diventare universale, a rappresentarci tutti, anche laddove sembra inverosimile! Perché la verità sta nel paradosso e si può dire solo con una maschera. All’epoca tutti gli attori indossavano una maschera. Un filtro in grado di creare una frattura nella comunicazione, appunto in modo paradossale.

Una domanda che nessuno le ha mai fatto e a cui vorrebbe rispondere per poter parlare di qualcosa che le sta a cuore?
Una volta, Massimo Troisi rispose alla stessa domanda dicendo :”non mi hanno mai chiesto cosa ne penso della Svizzera”. Posso farlo anch’io?

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