Musica

Un melting pot gitano

Quando suonare musica balcanica ti porta in giro per 25 Paesi e diventa molto più di una semplice vocazione. Tre domande alla Barcelona Gipsy balKan Orchestra

27 marzo 2017di Chiara Colasanti

Com’è nato il vostro ultimo disco “Del Ebro Al Danubio”?

“Del Ebro Al Danubio” è l’album più maturo fino ad adesso, quindi continua il progetto iniziale che è quello di suonare musica balcanica, gitana e klezmer (degli ebrei dell’Est Europa), però farlo in una maniera nuova, rispettando un suono tradizionale, acustico. Dal punto di vista musicale vogliamo utilizzare forme di ibridazione totale, per avvicinare popoli lontani, ma che dal punto di vista emozionale e musicale hanno tantissime cose in comune.

 

Il multiculturalismo è parte del vostro bagaglio musicale: com’è nata questa avventura e come state continuando il vostro percorso?

Questo gruppo è nato da un numero incredibile di live: siamo un gruppo abituato a suonare, a Barcellona suoniamo continuamente, abbiamo una jam session che è il nostro laboratorio musicale e culturale, dove impariamo moltissime nuove canzoni e sperimentiamo con il materiale delle diverse tradizioni musicali cambiandolo. Il nostro desiderio più grande, da sempre, è quello di viaggiare per conoscere noi nuova musica, conoscere musicisti locali e per portare la nostra musica in vari posti, quindi per farci conoscere. La base del nostro progetto è viaggiare con la musica: da questo punto di vista è quasi un progetto antropologico, quindi non abbiamo mai smesso. 

Il cambio di gruppo è stato semplicemente un cambio artistico, dovuto a differenze tra i due fondatori: il gruppo ha sempre continuato a viaggiare; l’unico motivo per cui abbiamo fatto un periodo di stop e questo è il primo tour più lungo dopo un po’ di tempo è il fatto che abbiamo avuto un bambino all’interno del gruppo, quindi quest’estate ci siamo presi una pausa dopo tre anni di costante attività!

 

Qual è il ricordo, l’emozione che ti torna subito in mente pensando al percorso fino a qui?

Sicuramente i tour: sono delle esperienze incredibili. La bellezza della creazione del progetto, quando ancora non sei conosciuto, ancora non hai fama, ancora è difficile viaggiare… Parti con il furgone, devi viaggiare per tutto il Mediterraneo e non sai se tornerai a casa con uno spicciolo o guadagnerai qualcosa da questa incertezza che si trasforma poi in successo, ed è una soddisfazione incredibile! Agli inizi, giravamo tanto ma avevamo comunque bisogno di qualche persona “illuminata” che credesse nel nostro progetto: alcuni incontri con persone che hanno creduto in noi e ci hanno invitato nelle Marche, in Salento, in Grecia, a Istanbul sono stati dei punti cardine del nostro percorso. Uno dei viaggi più incredibili di sempre per me è stato proprio quello a Istanbul. Ci sono viaggi particolari che sono rimasti nel nostro cuore, notti durante le quali abbiamo incontrato amici in giro per l’Europa, sono ricordi sentitissimi.

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