Scuola

Abolire il numero chiuso: un bene o un male?

Riflessioni sull'auspicio del governo giallo-verde

17 ottobre 2018di R.B.

Per ora si tratta soltanto di una promessa, di un auspicio, di un pour parler venuto fuori in giorni convulsi e smentito, nella sua drasticità, sia dal ministro della Pubblica istruzione, Bussetti, sia dalla ministra della Sanità, Grillo. Fatto sta che se ne parla ed è molto significativo: il numero chiuso a Medicina potrebbe essere progressivamente abolito. 

Ora, posto che prima di compiere questo passo, bisognerà comunque trovare le coperture finanziarie, posto che bisognerà intervenire sul non secondario versante delle specializzazioni, vero imbuto per le carriere degli aspiranti medici, posto che bisognerà potenziare l'orientamento scolastico e universitario e posto che bisognerà tornare ad investire in istruzione e ricerca, pena il declino definitivo del Paese, l'idea di allargare le maglie, favorire maggiori ingressi e rendere possibile la realizzazione del sogno di migliaia di ragazzi ci sembra che vada nella direzione auspicata dall'Unione Europea attraverso il Progetto 2020, secondo cui ciascun paese dovrebbe raggiungere il 40 per cento di laureati entro, per l'appunto, il 2020. Un obiettivo impossibile per un paese come l'Italia, che nell'ultimo decennio ha visto, al contrario, assottigliarsi il numero degli immatricolati e, peggio ancora, ha una percentuale di laureati infima; tuttavia, come detto, è un primo segnale di inversione di rotta rispetto alle chiusure, ai blocchi e agli sbarramenti cui abbiamo assistito negli ultimi anni e anche a causa dei quali il livello culturale medio del nostro Paese è letteralmente sprofondato. 

Interessante, a tal proposito, la riflessione del primario emerito dell'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, dottor Giovanni Puglisi: "Aspetti pertanto contrastanti emergono in questo problema dell'accesso alla facoltà di medicina. Si potrebbe mediare tra soluzione restrittiva (numero chiuso) e la soluzione "aperta" (libero accesso) in questo modo: permettere il libero accesso alla facoltà e, dotando il sistema di incrementate risorse umane e strutturali, operare una rigorosa valutazione degli studenti, in particolare nei primi due anni del corso universitario coinvolgendo nel percorso formativo, la cui titolarità rimarrebbe prerogativa dei docenti universitari, medici ospedalieri esperti e qualificati per alleggerire l'enorme mole di lavoro. Se i mezzi saranno adeguati, sarà garantita con serietà la regolarità dei corsi ed eliminate le critiche rivolte all'attuale sistema concorsuale".

Anche alla luce di queste considerazioni, i rettori delle università e l'Ordine dei medici che vorrebbero conservare lo status quo, difendendolo con rara pervicacia, ci inducono a riflettere sull'eterno e atavico gattopardismo delle classi dirigenti italiane. 

ARTICOLI CORRELATI
Tutti gli articoli di SCUOLA