“Bisogna sottolineare che il “bacio” è uno dei pochissimi temi che ritornano da millenni nel panorama artistico”. Così ha concluso la sua conferenza Stefano Zuffi, storico dell’arte, che la sera del 6 febbraio, presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova, è partito da lontano, dalla storia della Vienna di inizio Novecento, per arrivare a contestualizzare l’opera forse più emblematica della secessione viennese: il Bacio di Klimt.
L’Impero asburgico già nel ventennio precedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale porta al suo interno i germi di un imminente squilibrio; la sua capitale, Vienna, è una città viva, lungimirante, artisticamente fervida: ad artisti come Gustav Klimt e il suo pupillo Egon Schiele si possono scorgere personalità che stentano ad emergere, tra cui quella di Adolf Hitler.
Klimt, sospinto dal clima della sua città ma frenato nel viaggiare da una qualche arcana paura per i treni e per le stazioni, comincia a produrre diverse opere in seno al movimento della Secessione Viennese, senza lasciare i confini austriaci. Vinte le sue paure, visita Ravenna e Sant’Apollinare Nuovo, forse di passaggio si ferma anche a Ferrara: prende spunto dai mosaici e dai dipinti che osserva, fin quando non li metabolizza e tra il 1907 e il 1908 non espone la sua creazione.
Ecco allora che Il Bacio di Klimt rappresenta la sintesi di tanti spunti artistici dell’artista: in un paesaggio dorato dove predomina l’orror vacui, la paura del vuoto, due amanti si baciano. L’uomo abbraccia la donna e la bacia, spingendola quasi sull’orlo di un precipizio che sembra manifestrasi sulla destra della tela.
Si percepisce un sentimento forte, che la corona d’edera sul capo dell’uomo sembra simbolicamente connotare come un sentimento che unisce, che lega e che avvolge, proprio come il mantello avvolge la donna. Non mancano i rimandi floreali sulla veste della donna e permangono, come spesso in Klimt, elementi geometrici verticali di colore bianco e nero.
Questa interessante ora di approfondimento ha portato ad una conclusione: il topos artistico del bacio continua ad avere, nella nostra mente e anche in quella di Klimt un secolo fa, un significato simbolico fortissimo, tale da plasmare le tensioni artistiche di numerosi artisti.