“La prof. di storia lascia queste frasi sulla lavagna: “La morte della patria”
“La guerra della Democrazia contro il totalitarismo”
Ci invita a riflettere.
Proviamo a riflettere .
Andrea:Frasi così forti sottolineano la drammaticità degli anni che hanno segnato la metà del XX sec., in Italia e in tutto il mondo.
Mirko:Frasi così incisive e stringenti non concludono solo un’analisi storica, fanno riflettere e mettono in gioco anche le nostre coscienze.
Sara:Noi, i ragazzi di oggi, sembriamo lontani dai nostri coetanei degli anni’40:sembriamo (e a volte siamo)senza progetti, fin troppo consapevoli della mancanza di prospettive per il futuro, quasi incapaci di proporci una meta diversa dal piccolo benessere personale legato ad un posto di lavoro….
Martina:Ci sembra difficile paragonarci alle generazioni chiamate alle armi all’inizio della seconda guerra mondiale: allora non i ventenni non avevano possibilità di scelta comunque erano uomini,al di là dell’indiscutibile obbligo militare sancito dalla cartolina- precetto,erano stati educati all’obbedienza pronta e assoluta,… hanno indossato il grigio-verde con orgoglio e convinzione,sono partiti, anche se avevano paura hanno fatto finta di essere forti,veri uomini…
Andrea:Poi la sconsiderata conduzione del conflitto,l’evidente mancanza di qualsiasi efficace tutela della vita dei soldati e il progressivo sfaldarsi dello Stato totalitario hanno spinto molti italiani,magari gli stessi militari e le loro famiglie, a riflettere sul senso profondo di quanto stavano vivendo.
Alessandro:forse così,diciamo spontanemente, trae l’origine più autentica l’Italia nuova, repubblicana.E’, come dire, una scelta che matura attraverso altre scelte dolorose, laceranti sul piano personale.
Mirko: I partigiani erano in fondo ragazzi educati alla lealtà a Casa Savoia e allo Statuto; a loro la scelta di salire sui monti ha richiesto il coraggio di immaginare uno Stato completamente nuovo, fondato sul diritto condiviso ...
Martina. lo stesso coraggio dei soldati che hanno preferito la prigionia in Germania all’arruolamento nell’esercito della Repubblica di Salò.
Possiamo concludere così:
L’Italia che nasce dopo l’8 settembre 1943 ha una profonda consapevolezza della necessità di costruire uno Stato che sia di tutti, in grado di dare un futuro a tutti i cittadini.
La nazione costruita a partire dal 2 giugno1946 non è Patria imposta , ma una casa comune che lascia spazio a tutti, aperta a tutte le opposizioni e a ogni tipo di confronto:è forse l’esasperazione di queste possibilità che ci ha spinti nelle attuali difficoltà.
E noi?
Noi ci sentiamo “piccoli”,ancora piccoli, inadeguati a grandi sfide, lontani dallo Stato ufficiale,sempre più imprigionati nel mondo della comunicazione virtuale e sempre meno ascoltati.
Forse la lezione del 25 aprile, per noi, consiste nel riflettere nuovamente sulla nostra identità,sul tema dell’unità delle nazione per ridefinire ciò che unisce al fine di indirizzare i nostri sforzi per costruire, di nuovo, uno Stato etico.