Continua la collaborazione tra Cinema Columbia di Ronco Scrivia e ISS Primo Levi
Martedì 28 gennaio 2014, presso il Cinema Columbia di Ronco Scrivia, in prima nazionale, è stato presentato “Hannah Arendt”, un film di Margarethe Von Trotta con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer e Ulrich Noethen.
La proiezione fortemente voluta dalla locale Pro Loco, che gestisce la sala cinematografica, testimonia quanto sia importante l’iniziativa portata avanti dalla Sezione Cinema di Ronco Scrivia, sempre pronta a proporre accanto a film commerciali e di sicuro successo di pubblico anche opere d’élite e di grande valore culturale.
L’evento è testimonianza ancora una volta della collaborazione tra enti locali, in particolare di quella che continua da anni tra il Cinema Columbia e l’ISS “Primo Levi”, unico istituto superiore della Valle Scrivia.
Il film, infatti, è stato presentato il 28 gennaio, a seguito dello spettacolo proposto dagli studenti del Primo Levi nel Giorno della Memoria A spettacolo concluso, le scene finali del film, in lingua originale, doppiate da una studentessa, hanno aperto il dibattito inerente il tema della banalità del male e sono state utilizzate come trailer del film.
La vicenda narrata riguarda appunto la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt, che, scappata dagli orrori della Germania nazista, nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui lavora come tutor universitario, diventa attivista della comunità ebraica di New York e poi comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende spunto per scrivere La banalità del male, un’opera che ha suscitato polemiche e spunti di riflessione.
Il film ripercorre proprio i quattro anni, dal 1961 al 1964, durante i quali la scrittrice, giornalista e filosofa Hannah Arendt, interpretata dall'attrice Barbara Sukowa, assiste a Gerusalemme, in qualità di giornalista, al processo contro il nazista Adolf Eichmann e, da ebrea tedesca, è costretta a confrontarsi dolorosamente con il suo passato. Fuggita dalla Germania nazista nel 1933, la Arendt, nonostante la nuova vita e il successo professionale negli Stati Uniti, continua a sentirsi un'estranea dovunque vada. Il processo ad Eichmann le offre l'occasione per scrivere in termini nuovi dell'Olocausto, scuotendo il mondo con ciò che definisce la "banalità del male". Il suo lavoro, sin dalla prima pubblicazione, suscita infatti polemiche e attacchi sia da parte di nemici sia da parte di amici.
ESPANDI +Il film inizia nel momento in cui Hannah apprende che i servizi segreti israeliani hanno rapito Eichmann a Buenos Aires per portarlo a Gerusalemme. Risoluta a seguire direttamente il processo e a scriverne, Hannah trova il sostegno del direttore della rivista The New Yorker per cui lei lavora, mentre il marito, preoccupato seriamente per la scossa emotiva che potrebbe investirla, è molto perplesso riguardo la sua decisione.
Una volta a Gerusalemme, Hannah viene però sorpresa sin dal suo primo ingresso in aula: si aspettava di trovarsi di fronte a un mostro e invece davanti a lei c’è un uomo mediocre che dichiara di aver obbedito a degli ordini, senza apparentemente rendersi conto dell’atrocità dei fatti che narra. La Arendt si rende conto del contrasto tra l'apparenza di Eichmann e il male che è in lui.
Torna a New York, dove comincia a discutere della sua innovativa interpretazione con l'amico Hans Jonas, che per primo la avverte del fatto che il suo approccio filosofico potrebbe solo generare confusione. Convinta di essere sulla strada giusta, Hannah si dedica anima e corpo alla stesura del reportage che, una volta pubblicato sul The New Yorker, provocherà uno scandalo internazionale immediato.
Spettacolo, letture e dibattito, presentate dagli studenti del Primo Levi e la successiva visione del film hanno fornito ai numerosi intervenuti alle due serate ampi spunti di riflessione e di approfondimento su di un tema, quello appunto della banalità del male, molto forte e purtroppo sempre attuale.
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