I giovani che escono dal mondo della scuola, se trovano lavoro, di solito vengono assunti con un contratto di apprendistato. L’apprendistato è un contratto che esiste da molto tempo e che, perciò, è stato riformato più volte nel tempo a seconda delle esigenze del momento storico. Questa forma contrattuale prevede che il giovane, oltre ad eseguire una prestazione lavorativa, riceva anche una formazione da parte del datore di lavoro. I giovani sono, da sempre, assunti quasi esclusivamente con questo tipo di contratto perché comporta una serie di vantaggi, soprattutto per il datore di lavoro. Infatti, quest’ultimo, favorisce di alcuni sgravi fiscali e non ha oneri particolarmente vincolanti come quelli derivanti da un contratto a tempo indeterminato. L’unico vantaggio per il giovane, invece, è quello di essere inserito nel mondo del lavoro ricevendo insegnamenti, informazioni e quant’altro per completare la propria formazione o per migliorarla, in modo da eseguire al meglio l’attività lavorativa. L’apprendistato, tutto sommato, potrebbe essere il modo migliore per far entrare i giovani in un contesto tutto nuovo (cioè il mondo del lavoro), evitando che questo contatto sia traumatico. Ho scritto potrebbe perché molto spesso la legge riguardante questa forma contrattuale viene aggirata molto abilmente dai datori di lavoro per ottenere vantaggi considerevoli. Infatti i datori assumono i giovani con questo contratto, li “spremono” fino al suo termine con costi limitati e poi, anziché trasformare l’apprendistato in un contratto a tempo indeterminato (come dovrebbe avvenire), si liberano del giovane e ne assumono un altro, trattandolo alla stessa maniera. In questo modo il ragazzo viene sfruttato senza dargli nessuna garanzia per il futuro mentre il datore favorisce di un bel risparmio, disponendo sempre di lavoratori per mandare avanti l’attività. L’apprendistato, comunque, dovrebbe diventare il contratto prevalente di assunzione per i giovani, anche se, ad oggi, ha già una grande diffusione. Per fare ciò i governi che si sono susseguiti nel tempo hanno cercato di riformare questa forma contrattuale che, perciò, ha subito continue modifiche. Per ultimo, anche il governo Monti, nella persona del Ministro del Lavoro Elsa Fornero, sta cercando di mettere mano all’apprendistato nell’ambito della riforma del mercato del lavoro. In primo luogo si sta pensando di rendere più stabilizzante questo contratto per evitare soprusi da parte dei datori di lavoro. In secondo luogo, invece, è stata presa in considerazione la possibilità di dare maggiori incentivi per la stipulazione dell’apprendistato come, per esempio, sgravi fiscali più corposi. Ultimamente si stanno intensificando i rapporti governo-parti sociali, che premono per una soluzione veloce a questo problema. La cosa che sta più a cuore alle parti sociali, soprattutto ai sindacati maggiori CGIL, CISL e UIL, è la salvaguardia dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che riguarda le tutele poste a garanzia del lavoratore in caso di licenziamento. Questo articolo è la causa che ha scatenato la bagarre tra il ministro Fornero, che vorrebbe metterlo in discussione per cercare di aumentare la flessibilità, e i leader dei sindacati (soprattutto quello della CGIL Susanna Camusso) che, invece, non intendono riformarlo. Intanto i giovani e i futuri lavoratori stanno a guardare e aspettano che si arrivi ad un accordo che chiarisca le idee a tutti nel più breve tempo possibile.